‘On revolution’, in dissonanza

“I giorni delle elezioni arrivano e vanno.
Ma la lotta per la giustizia in campo economico, razziale, sociale continua…
In questo momento, stiamo muovendo i primi passi in vista e in direzione di una vera rivoluzione sociale”.
Queste le parole scritte da Bernie Sanders in una mail indirizzata ai suoi sostenitori ai primi di agosto del 2016.
Era fuori gioco quanto alla nomination il Senatore del Vermont ma guardava al domani.
Anche, sia pure non esplicitamente, ad un terzo movimento (un partito? no) che restando nell’alveo progressista, potesse esercitare un ruolo nelle campagne future.
Nacque a quel tempo ‘On revolution’ che lo ha affiancato in questo 2020 e opera spesso scelte alternative all’interno del partito democratico.
Il prossimo 30 giugno – per fare solo un esempio – in Colorado, nelle Primarie in vista della importante sfida senatoriale novembrina, mentre il National Democratic Committee appoggia l’ex Governatore e già candidato invano alla Casa Bianca John Hickenlooper, ‘On revolution’ sostiene Andrew Romanoff, a suo tempo Speaker della locale House of Representatives.
Perderà la frangia sandersiana.
Perderà ma – come altrove – dà conferma di una propria dissonanza.