Paul Ryan, giustamente, pensa al partito

Spaventatissimi (temono ripercussioni nei seggi elettorali, ripercussioni che possono far seguito a quello che al momento appare un crollo di Trump, stando ai sondaggi), non pochi big repubblicani ribadiscono o esplicitano il proprio disaccordo, il loro distacco dal candidato GOP alla presidenza.

In prima linea, lo speaker della camera dei rappresentanti Paul Ryan.

L’ex candidato alla seconda poltrona con Mitt Romney nel 2012 non ha mai amato il tycoon nuovaiorchese e non ne ha fatto a lungo mistero.

Poi, per ragioni di partito, obtorto collo, gli si era avvicinato.

Oggi, viste la grandine e il vento impetuoso scatenatisi in conseguenza delle dichiarazioni sessiste di Trump riesumate dai media, ancora per il bene del partito, se ne distacca nuovamente.

Comprensibile e giustificato il comportamento di Ryan: primo impegno, irrinunciabile, dei dirigenti repubblicani è quello di mantenere, malgrado tutto, la maggioranza nei due rami del congresso.