Perché la Cina oggi. Alle radici del contrasto con Stati Uniti e Occidente

1) È verso la fine del Settecento che Jedediah Morse – il ‘padre della geografia’ per gli Americani e in verità anche il genitore di Samuel, l’inventore dell’alfabeto che porta il cognome di famiglia – teorizza la sua “translatio imperii mundi”.
Le Nazioni – sostiene – si susseguono nel dominio dell’orbe.
È un imperio che segue nel tempo un percorso da Est verso Ovest.
All’inizio fu la Cina a sopravanzare le altre.
Poi, venendo ad Occidente, via via, i Mesopotamici, gli Egizi, i Greci, i Romani, gli Spagnoli, i Britannici, gli Statunitensi…
È, secondo questo schema, ovvio che, compiuto il giro, il predetto imperio torni alla Cina.
E quindi…

2) È dalle Guerre dell’Oppio – la prima sul declinare degli anni Trenta dell’Ottocento – che la Cina in qualche modo perde la propria più completa autonomia venendo a dipendere dai voleri dei Paesi Europei che la dirigono.
(Anche l’Italia, e non per pochi anni, avrà voce in capitolo attraverso la Concessione di Tientsin).
È il lungo periodo storico che sopravviene denominato ‘il secolo dell’Umiliazione’.
Ha termine infine con l’avvento al potere di Mao Ze dong.
Ufficialmente, l’1 ottobre 1949 con la fondazione della Repubblica Popolare.
(Va qui incidentalmente notato come tutto, perfino la traslitterazione della lingua – al vecchio metodo Wade/Giles subentra il Pinin ragione per la quale Mao Tze tung diventa Mao Ze dong, per dire – divenga dipoi oggetto di rivendicazione e rivincita).
È assai impetuosamente negli ultimi decenni, come sappiamo e constatiamo, che i Cinesi hanno via via e vie più preso la guida dell’economia mondiale.
Si tratta di una evoluzione voluta e di un conseguente successo perseguito di certo anche (la classe dirigente ha la conoscenza storica necessaria e la memoria lunga) per far pagare duramente agli Occidentali le umiliazioni subite delle quali gli ignoranti da noi non hanno alcuna memoria!