Perché Ted Cruz è odiato a New York

Un film di una decina d’anni fa, forse meno.

Sceneggiatura di Mark Andrus e regia di Garry Marshall.

(Per inciso, Garry – sì, quello che ha diretto ‘Pretty woman’ – si chiamava Masciarelli, poi il padre cambiò cognome, ma ai nostri fini non importa).

‘Georgia Rules’ in originale e, per amor di patria, lasciamo perdere il titolo che gli affibbiarono da noi.

C’è Jane Fonda – è lei Georgia e lo Stato che porta questo nome non c’entra affatto – impegnata, assai efficacemente, in un ruolo che da giovane non avrebbe mai accettato.

Una anziana signora che vive in una delle regioni di quella parte degli States – quella parte dove almeno i due terzi degli abitanti pensano e votano repubblicano (perché si ‘pensa’ GOP, è ovvio) – rigidamente ancorata alle proprie regole di vita che non si concede e non concede a figlia e nipote che gli capitano all’improvviso per casa assolutamente nessuna scappatoia.

Le sue ‘Rules’ (regole, per l’appunto) sono inviolabili e così sia.

Allorquando, in particolare la nipotina gliene combina una di troppo, parlandone con i vicini, con amarezza e una punta di disprezzo per quanto si tratti di sangue del suo sangue, dirà: “Viene dalla California” e verrà assolutamente capita, e non avrà bisogno di aggiungere null’altro.

E’ che nella situazione data, l’America californiana come quella nuovayorchese, l’America di Miami come quella di Chicago, differentissime e in qualche modo simili tra loro, sono del tutto opposte praticamente da ogni punto di vista, che so?, all’Idaho, al Montana, al Wyoming, e agli Stati limitrofi.

E la notte delle elezioni, quasi sempre, California e New York almeno si colorano di blu – il colore dei territori che votano democratico – mentre sempre (sempre!) gli Stati sopra citati si colorano di rosso, perché appunto ‘Red States’ in quanto repubblicani.

Ed è per questo che Ted Cruz, discutibile quanto si vuole esponente dell’anima religiosa e anti federale che esprime la destra repubblicana non ha la minima possibilità di vincere il prossimo 19 aprile le primarie dello Stato della Grande Mela.

La minima possibilità.

E tutto d’un pezzo come è, disinteressandosi delle future primarie nuovayorchesi, sapete cosa ha detto il senatore del Texas a Donald Trump nel corso di un dibattito nel quale la sua visione e quella del tycoon si erano ancora una volta contrapposte?

Ci ha messo il carico da undici affermando: “Tu incarni tutti i valori di New York”, dove il vocabolo ‘valori’ veniva espresso con il massimo possibile disprezzo.

E adesso i sondaggi ci dicono che il 19 Trump vincerà lo Stato con più del cinquanta per cento, che John Kasich arriverà secondo e che il buon Ted potrà contare i suoi voti col pallottoliere.

Una sonora sconfitta che certamente porterà come un fiore all’occhiello!