Presidenti e politici poliglotti prima di ‘costringere’ il mondo a parlare l’inglese 

Ai suoi tempi, Benjamin Franklin arrivò a parlare francese, tedesco (pubblicava un quotidiano in questa lingua), italiano, spagnolo e latino.
Pensava fosse indispensabile visto che l’inglese aveva un ruolo ‘ancillare’ rispetto alle altre lingue.
Il francese era (e resterà fino al 1932) il punto fermo del parlare ed intendersi fra diplomatici.
Tra gli scienziati, nelle conferenze, era usato quasi nel cento per cento dei casi.
Fu tra i Presidenti di inizio Novecento che l’idea di studiare altre lingue venne ripresa.
Così Teddy Roosevelt si impadronì del francese e del tedesco nonché parzialmente dell’italiano.
Woodrow Wilson conosceva bene il tedesco.
Herbert Hoover – che da giovane aveva cercato di impratichirsi nella lingua degli Osage – in privato parlava mandarino con la moglie.
È con la Seconda Guerra Mondiale che gli Americani, obbligati dalle alleanze e dal coinvolgimento su mille fronti ad operare dovunque, sulla scorta di quanto aveva detto al riguardo in un discorso ad Harvard nel 1943 Winston Churchill, compresero quanto fosse necessario in qualche modo ‘costringere’ il mondo intero a praticare l’inglese.

3 febbraio 2024