Presidenziali del 1844

Si vota dall’1 novembre al 4 dicembre ed è l’ultima volta nella quale i seggi restano aperti più di un giorno.
Gli Elettori sono duecentosettantacinque e la maggioranza assoluta è di centotrentotto.
Si tratta di una delle tornate elettorali per la Presidenza USA più interessanti specie per quanto riguarda la Nomination democratica.

Il prescelto (e vedremo come), James Polk fu il primo ‘dark horse’ ad arrivare alla candidatura per la Casa Bianca.
L’espressione ‘dark horse’ indicava nelle corse dei cavalli il vincitore inaspettato, l’outsider che, contro ogni previsione, si impone.

I temi politici più importanti in ballo riguardavano l’espansione degli USA, la possibile entrata del Texas nell’Unione, i contrasti con il Messico, la questione relativa alla schiavitù, molto complessa perché gli Stati in pectore erano, Texas in primo piano, favorevoli al mantenimento della stessa.

Sconfitti quattro anni prima, i democratici speravano di riconquistare White House e il loro candidato di punta era, per la terza volta Martin Van Buren (già Vice di Jackson nel secondo mandato, Presidente nel 1837 a seguito delle votazioni dell’anno prima, battuto dal Whig Harrison nel 1840).

All’epoca – e sarà così nel campo dell’Asinello fino alla Convention del 1936 – la Nomination andava al pretendente in grado di ottenere il consenso dei due terzi del delegati alla Convenzione.
Van Buren aveva con sé la maggioranza ma non quella qualificata richiesta.
Le contrapposizioni interne al Partito Democratico vennero presto in luce e la forza dell’ex Capo dello Stato andò diminuendo mentre i delegati degli Stati del Sud tiravano fuori dal cilindro il nome dell’ex Vice e allora Segretario di Stato John Calhoun, mentre altri votavano Lewis Cass, un vecchio Ministro della Guerra, e altri ancora l’a sua volta già Vice Presidente Richard Johnson.
Tra quelli dei molti litiganti, non compariva il nome dell’ex Governatore del Tennessee già Speaker della Camera James Knox Polk.
Reduce da un paio di dolorose sconfitte elettorali e per questo in secondo piano, Polk operava per conquistare la candidatura alla Vice Presidenza.
Era, peraltro, personalmente favorevole alla immediata annessione del Texas (per la quale operava il Presidente uscente Tyler) che veniva invece avversata da Van Buren e compagnia.

Fu in ragione di questa sua apertura all’espansione della Federazione che ottenne il fondamentale appoggio dell’ex Capo dello Stato Andrew Jackson, in un primo momento favorevole a Calhoun ma poi suo sostenitore.
Non arrivò, come voleva, Polk alla candidatura come Running Mate ma, alla nona votazione, a quella per la Presidenza.

Dal canto loro, i Whig – fuori gioco Tyler, del resto mai realmente dei loro e per un qualche momento intenzionato a candidarsi come leader di un terzo partito – riuniti a Baltimora, scelsero Henry Clay, uomo di grande esperienza che aveva ricoperto praticamente tutti ruoli e che si presentava per la terza volta in lizza per la Casa Bianca.

Non trascurabili storicamente le altre due candidature ‘minori’.
James Birney, in rappresentanza per la seconda volta del Liberty Party, non andò affatto male e molti ritengono che, se non fosse stato in competizione, Clay avrebbe battuto Polk nel New York e sarebbe approdato finalmente all’agognato scranno presidenziale.
Joseph Smith – il fondatore della Chiesa Mormone – fu altresì in corsa in quel 1844.
Il suo impeto fu però spento il 27 giugno allorquando venne ucciso da un gruppo di facinorosi a Carthage, Illinois.

Quale l’esito finale?
Il democratico vinse in quindici Stati ed ottenne centosettanta voti al Collegio Elettorale.
Clay prevalse in undici Stati con centocinque suffragi nel medesimo Collegio.
Considerato il fatto che il New York contava su trentasei delegati…

5 marzo 2024