Presidenziali del 1864

Le operazioni di voto si svolgono l’8 novembre e la percentuale dei votanti è pari al settantatre e otto per cento degli aventi diritto.
Gli Elettori sono in totale duecentotrentatre.
Venticinque gli Stati coinvolti.
Data la guerra in corso, sono ovviamente esclusi i territori secessionisti.
Peraltro, la Louisiana e il Tennessee, al momento sotto il dominio del Nord, partecipano anche se i loro delegati non vengono conteggiati.

Il Partito Democratico, riunito a Chicago, opta per il generale George McClellan.
Il Partito Repubblicano, in principio diviso come vedremo fra poco, infine conferma a Baltimora il Presidente uscente Abraham Lincoln.

Visto il momento, i GOP decidono di presentarsi come National Union Party e, per dimostrare apertura nei confronti dei pochi democratici che si erano opposti alla Secessione, di candidare alla Vice Presidenza Andrew Johnson, già Governatore del Tennessee nel periodo prebellico e al momento Governatore Militare dello stesso Stato.
Per inciso, il secondo mandato di Lincoln durerà quarantadue giorni, dall’insediamento, il 4 marzo 1865, all’assassinio, il 15 aprile successivo.
Solo il mandato di William Harrison – trenta giorni dal 4 marzo al 4 aprile 1841 – è più breve.

Annotazioni
Giugno 1864: i repubblicani, come si è detto, ricandidano Abraham Lincoln.
Nel mentre, la Guerra di Secessione è ancora in pieno corso e le prospettive di vittoria del Nord non sembrano poi molte.
Non pochi, e in primo luogo parecchi democratici, non disdegnerebbero l’apertura di trattative con il Sud per arrivare a una onorevole pace.
Ad agosto, il partito dell’Asino, per quanto non decisamente, abbraccia quest’idea e candida a White House il generale George B. McClellan, già al comando dell’armata del Potomac.
McClellan accetta pur dubitando della strategia ipotizzata che prevede dapprima l’armistizio e in seguito la convocazione di una assemblea nazionale destinata a ricostituire l’unità degli Stati Uniti.
I fermenti in atto nel GOP addirittura prima della conferma di Lincoln quale candidato, fermenti promossi da repubblicani radicali che invece volevano che il conflitto proseguisse e che ritenevano i progetti del Presidente uscente per il dopoguerra troppo benevoli nei confronti degli Stati secessionisti, erano sfociati a maggio in una Convenzione di dissidenti che aveva scelto come terzo nella corsa verso la Casa Bianca il generale John Fremont.
Era costui, ai fini della candidatura, un ‘cavallo di ritorno’ essendo stato nel precedente 1856 (e non va dimenticato che il GOP era nato solo nel 1854) il primo repubblicano impegnato in una campagna presidenziale.
Sconfitto, per quanto dignitosamente, da James Buchanan, Fremont era rimasto dipoi a lungo nelle retrovie – anche nel corso della guerra – e tornava ora all’improvviso alla ribalta.
Uomo dai trascorsi brillanti – cartografo, esploratore, primo Senatore eletto della California che aveva contribuito a liberare nella guerra contro il Messico e alla cui entrata nell’Unione aveva dato un particolare contributo – costituiva un serio pericolo per Lincoln, al quale poteva sottrarre un buon pacchetto di voti e di delegati.
Ma il destino decise diversamente, dato che, all’improvviso, il conflitto, che pareva dovesse durare all’infinito, volse decisamente a favore del Nord.
Il 2 settembre, difatti, dopo lunghe settimane d’assedio, William Sherman conquistava Atlanta.
L’effetto di tale impresa fu straordinario e i repubblicani, su questa spinta, ritrovarono la propria compattezza.
John Fremont ritirò la candidatura e a novembre Lincoln vinse in tutti gli Stati dell’Unione meno tre.

10 marzo 2024