Presidenziali del 1888

Il voto è fissato al 6 di novembre.
Partecipa il settantanove e tre per cento degli aventi diritto.
Gli Elettori sono quattrocentouno e la maggioranza assoluta è duecentouno.
Un gran numero di partiti e candidati ‘minori’ in competizione.
Repubblicani e democratici, comunque, assolutamente egemoni.

Grover Cleveland, uscente, non trova oppositori nel campo dell’Asinello e viene nominato all’unanimità nella Convention di St Louis.
Con lui nel ticket, morto da tempo il precedente Vice Thomas Hendricks, l’ex Senatore Allen G. Thurman.
Va rilevato che era dal 1840 che il Partito Democratico non riproponeva il Presidente uscente (fra l’altro, nell’occasione, Van Buren aveva perso e così accadrà nella circostanza di bel nuovo).

Nel GOP, James Blaine si tirò indietro ritenendo imbattibile Cleveland.
A Chicago, dove ebbe luogo la Convention repubblicana, fu deciso inopinatamente di candidare un oscuro politico dell’Indiana, Benjamin Harrison, che sconfisse tra gli altri John Sherman, già fatto fuori dalla corsa quattro anni prima.
Benjamin era nipote di William Harrison, Presidente eletto nel 1840, ma, soprattutto, garantiva al partito i delegati del suo Stato, uno ‘Swing State’ all’epoca, che poteva essere decisivo.

Al termine di una campagna che Maldwyn Jones definisce “la più corrotta della storia americana” in particolare per la compravendita di voti, Grover Cleveland prevalse di circa novantamila suffragi popolari ma perse in termini di Elettori.
Duecentotrentatre, difatti, quelli raccolti in venti Stati toccati a Harrison.
Centosessantotto, quelli del Presidente uscente collezionati in diciotto Stati.

16 marzo 2024