Presidenziali del 1892

Si va alle urne l’8 novembre.
I votanti saranno il settantaquattro e sette per cento degli aventi diritto.
I membri del Collegio Elettorale da nominare sono quattrocentoquarantaquattro e la maggioranza assoluta è conseguentemente fissata a duecentoventitre.

L’ex Presidente democratico Grover Cleveland – il primo tra i politici dell’Asinello in grado di interrompere la serie GOP iniziata nel 1860 con Lincoln (e occorrerà attendere il 1912 per vedere ripetuta da Woodrow Wilson l’impresa) – sconfitto rocambolescamente, come narrato, da Benjamin Harrison nel 1888, pare debba restare ai margini visto che si è ritirato a vita privata.
E questo malgrado la moglie Frances, lasciando la dimora presidenziale nel marzo del 1889, avesse detto al maggiordomo “Non tocchi nulla. Ritorneremo tra quattro anni!”
Richiamato all’azione e convinto della necessità di allontanare Harrison dalla Casa Bianca, si ripropone e ottiene una terza Nomination consecutiva.
Sconfigge nella circostanza il Governatore del New York David B. Hill.

A completare il ticket, Adlai Stevenson I – nonno del futuro due volte invano candidato democratico a White House Adlai Stevenson II – membro a quel momento della Camera dei Rappresentanti per l’Illinois.

Occorre soffermarsi su Cleveland.
Era stato sconfitto nel 1888 pur vincendo il voto popolare (prima di lui, erano incorsi nella medesima ambascia Andrew Jackson nel 1824 e Samuel Tilden nel 1876 e dopo succederà nel 2000 ad Al Gore nonché nel 2016 a Hillary Rodham Clinton).
Essendo tornato – anticipo l’esito delle votazioni 1892 – alla Presidenza con un intervallo di quattro anni, è conteggiato due volte, la prima come ventiduesimo e la seconda come ventiquattresimo Presidente.

E i repubblicani?
Harrison non anelava alla nuova Nomination ma non voleva che andasse a James Blaine, ancora apparentemente in corsa.
Tentennante il Presidente uscente, i nomi che si facevano erano quelli dell’eterno candidato John Sherman e dell’emergente Governatore dell’Ohio William McKinley.
Infine, ritiratosi dalla competizione Blaine fra l’altro colpito da lutti familiari a ripetizione, Harrison fu nominato e corse.
A completare il ticket, l’Ambasciatore Whitelaw Reid.

Ma non furono nella circostanza solamente democratici e repubblicani a contare: un terzo incomodo si era infatti nel frattempo fatto avanti attento a sostenere in particolare le istanze degli agrari.
Il Partito Populista – trattiamo di questa compagine – si era costituito nel 1891 e contava al momento su James Weaver, già candidato in precedenza per l’effimero Greenback Party.
Fu, quindi, quella del 1892 una corsa a tre.

L’esito?
Gli Stati furono così distribuiti: ventitre a Cleveland, sedici a Harrison, cinque a Weaver.
Gli Elettori votarono in cotal modo: duecentosettantasette al GOP, centoquarantacinque al candidato dell’Asino, ventidue a Weaver.

17 marzo 2024