Presidenziali del 1904

Alle urne l’8 novembre.
Netto calo, l’otto per cento in meno, dei votanti e quindi ci si ferma al sessantacinque e due degli aventi diritto.
Quattrocentosettantasei gli Elettori.
Duecentotrentanove la maggioranza assoluta.

Torna in pista per il Partito Socialista Eugene Debs e stavolta supera i quattrocentomila voti popolari sfiorando davvero il tre per cento.

Il Partito Repubblicano ha in casa un cavallo di razza, il travolgente Teddy Roosevelt in cerca di conferma, visto che è il primo Vice subentrato al titolare che si propone personalmente dopo avere esercitato la Presidenza in luogo e vece dell’eletto.
In precedenza, John Tyler, Millard Fillmore, Andrew Johnson e Chester Arthur, i quattro Vice arrivati in vetta a seguito del decesso del Presidente al cui seguito operavano, giunti al termine del mandato, non si erano ripresentati (per il vero, Fillmore lo aveva fatto ma nel 1856, non quindi nel mandato immediatamente successivo a quello nel quale era stato seduto sul massimo scranno).

L’unica possibile alternativa alla Nomination di Teddy è il Senatore Mark Hanna che allorquando il Nostro era subentrato al ‘suo’ (ne era sostenitore e finanziatore) McKinley lo aveva definito “quel maledetto cowboy”.
Hanna, però, muore improvvisamente e la Convention GOP di Chicago investe Theodore per acclamazione.

Considerando il Presidente uscente un radicale, l’ala più conservatrice del partito gli mette accanto un serissimo Senatore dell’Indiana, Charles Fairbanks.

Il Partito Democratico, in difficoltà, cerca rifugio nel Giudice Capo della Corte d’Appello di New York Alton Parker, già quattro anni prima in corsa, sia pure in seconda fila, tra i candidati alla Vice Presidenza.
Il ticket dell’Asino viene completato con Henry G. Davis, un milionario self made man già Senatore del West Virginia.

A ben guardare, è questa la prima volta – ove si escludano elezioni molto lontane – nella quale il vincitore effettivamente domina.
La prima volta nella quale a proposito dell’esito, guardando al perdente si usa l’espressione ‘landslide’, in italiano ‘frana’, volendo ‘valanga’.
Il repubblicano vince infatti in trentadue Stati e cattura trecentotrentasei Elettori.
Il democratico si accontenta (?) di tredici Stati e di centoquaranta delegati al Collegio.

Va anche riportato in termini percentuali il risultato di Thomas Watson, a suo tempo (nel 1896) candidato Vice di Bryan per il Partito Populista, partito che tenacemente rappresenta questa volta in veste di primo componente del ticket.
Ottiene lo zero e ottantaquattro per cento.
Nel prossimo 1908 conquisterà lo zero e diciannove, nella elezione che segnerà il canto del cigno del glorioso (con Weaver era arrivato a vincere cinque Stati nel 1892) movimento politico.

20 marzo 2024