Presidenziali del 1916

Quarantotto (all’appello, rispetto ad oggi, mancano solo Alaska e Hawaii) gli Stati chiamati alle urne il 7 novembre 1916.
Cinquecentotrentuno (oggi, sette in più) i membri del Collegio Elettorale.
Duecentosessantasei (quattro in più adesso) il numero minimo di Elettori da conquistare per ottenere la nomina.
Sarà questa l’ultima volta nella quale le donne sono escluse dal corpo elettorale.

La Prima Guerra Mondiale – a quel momento, definibile negli USA ‘Guerra Europea’ – è in pieno svolgimento e certamente il tema di un possibile, deprecabile per i più, intervento americano è uno dei temi di fondo se non il maggiore.
È, per il vero, in atto anche la Rivoluzione Messicana, ma il coinvolgimento degli Stati Uniti nel feroce conflitto è e resta marginale a dir poco.

Il Presidente uscente democratico Woodrow Wilson appare battibile.
Nel 1912 ha potuto approfittare della divisione repubblicana per prevalere ma di certo i voti a lui arrivati in quella circostanza erano molto inferiori rispetto a quelli collezionati da Teddy Roosevelt e da William Taft.

In tale felice prospettiva, il GOP, riunito in Convention a Chicago, al termine di un confronto che vede sconfitti il Senatore del New York Elihu Root e quello del Massachusetts John Weeks, incorona il Giudice della Corte Suprema (è l’unica volta che questo accade) Charles Evans Hughes, peraltro in precedenza Governatore del New York.
A completare il ticket, l’ex Vice di Teddy Roosevelt Charles Fairbanks.

Il Partito dell’Asino si riunisce a St Louis e conferma il duo Wilson/Marshall.

V’è da dare conto degli ultimi atti del Partito Progressista, nato nel 1912 sostanzialmente per sostenere Teddy uscito dal GOP.
Ebbene, cercherà di correre, alla fine indicando come proprio candidato ancora il medesimo Roosevelt, il quale rifiuta esprimendo il proprio endorsement a favore di Hughes.

Alla fine, il repubblicano andrà a dormire convinto di avere vinto (accadrà di bel nuovo a Thomas Dewey nel 1948) per svegliarsi sconfitto.
Decisiva una serie di affermazioni tutte sul filo di lana di Wilson negli ‘Swing States’.

È questa la prima volta, addirittura dal 1832, che un Presidente uscente democratico riesce nell’impresa di ottenere un mandato successivo (Cleveland lo aveva ottenuto ma con un intervallo di quattro anni).

Segnalato che il perenne candidato socialista Eugene Debs in questo frangente preferisce correre per il Congresso nel natio Indiana e che pertanto il Partito Socialista designa Allan Benson in sua vece, ecco i risultati:
Woodrow Wilson, trenta Stati e duecentosettantasette Elettori.
Charles Evans Hughes, diciotto Stati e duecentocinquantaquattro voti al Collegio.

23 marzo 2024