Presidenziali del 1932

Si vota l’8 novembre e i partecipanti al voto sono il cinquantasei e nove per cento degli aventi diritto.
Gli Elettori componenti il Collegio sono cinquecentotrentuno e per conseguenza la maggioranza assoluta è fissata a duecentosessantasei.
Le due Convention principali (saranno candidati anche esponenti del Partito Socialista e dei comunisti) si svolgono a Chicago.
Il Presidente uscente Herbert Hoover viene nominato dal GOP al primo ballottaggio quasi all’unanimità.

L’andamento della Convention democratica che vedrà infine prevalere Franklin Delano Roosevelt è descritto nelle righe che seguono.
Roosevelt prevarrà in quarantadue Stati collezionando quattrocentonovantadue Elettori.

Hoover vincerà in sei Stati, tutti nel Nord sulla costa atlantica, e potrà contare solo su cinquantanove delegati al Collegio Elettorale.
Uno dei peggiori risultati di ogni tempo da parte di un Presidente in cerca di conferma.

Annotazioni
La campagna del 1932
Nel 1932, dopo che per tre mandati consecutivi i repubblicani avevano occupato la Casa Bianca, le elezioni presidenziali americane si prospettavano come assolutamente favorevoli (si era in piena Grande Depressione) al candidato democratico, chiunque egli fosse.
Di conseguenza, la lotta per la Nomination all’interno del Partito dell’Asino fu particolarmente violenta.
Alla fine, però – pur essendo stato sconfitto nelle Primarie del Massachusetts da Alfred Smith e in quelle della California dallo speaker della Camera John Garner – Franklin Delano Roosevelt, forte di una bella serie di affermazioni, si presentò alla Convention estiva di Chicago con un seguito di delegati superiore al cinquanta per cento.
Ciò, peraltro, non bastava: all’epoca, infatti, per vincere, occorreva ottenere i due terzi dei voti dei delegati stessi.
Esauriti senza esito i primi scrutini, la situazione fu sbloccata da due diversi accadimenti.
Roosevelt, che già aveva l’appoggio entusiasta di Huey Long e quello più sofferto di McAdoo, raggiunse un insperato accordo con Garner al quale offrì la Vice Presidenza, e, soprattutto, il magnate della carta stampata William Randolph Hearst si decise a sostenerlo temendo che una sconfitta di Franklin potesse aprire la strada alla candidatura di Newton Baker le cui posizioni politiche erano in netto contrasto con le sue.
Conclusa una campagna elettorale ‘in discesa’ contro il Presidente uscente Herbert Hoover (una vera ‘anitra zoppa’, se mai ve ne fu una) e due candidati ‘minori’: il socialista Norman Thomas e il comunista William Zebulon Foster, l’8 novembre 1932, il secondo Roosevelt trionfava alle presidenziali con una valanga di suffragi.

Crollo di Wall Street?
Tutta colpa di Herbert Hoover!
Elezioni presidenziali del 1932.
Si avvicina il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre, esattamente il giorno 8, quello fissato per le votazioni.
Il Presidente uscente, Herbert Hoover, è talmente impopolare che gli autostoppisti per costringere le auto a fermarsi e a caricarli esibiscono cartelli con la scritta “se non mi date un passaggio, voto Hoover!”

Broadway, seconda metà degli anni Settanta del Novecento.
In scena il musical di grande successo ‘Annie’, musica Charle Strouse e parole di Martin Charnin.
La storia è ambientata nel pieno della depressione conseguente al crollo di Wall Street.
In una scena, un gruppo di senzatetto e di barboni si stringono intorno ai fuochi accesi nei bidoni per le immondizie per cuocere qualcosa e per riscaldarsi.
In coro, cantano ‘We’d Like to Thank You, Herbert Hoover’ che recita:
“Oggi viviamo in una baracca,
oggi frughiamo dovunque per trovare da mangiare,
oggi rubo il carbone per il fuoco,
chi lo sapeva che sarei stato capace di rubare?
Un tempo svernavo ai tropici
Passavo le estati al mare…
Vorremmo ringraziarti Herbert Hoover ,
per averci guidati tanto bene…
Verme schifoso, burocrate,
è grazie a te che ora siamo quello che siamo!”
Ecco come e in qual modo era considerato il Presidente in carica ai tempi delle elezioni che lo videro perdere da Franklin Delano Roosevelt.
(E il fatto che, ciò malgrado, gli sia riuscito di catturare nell’occasione oltre quindici milioni e settecentomila voti sa del miracoloso).
Ecco come e in qual modo a distanza di oltre quarant’anni lo considerassero i più.

Il peso politico degli intellettuali e la candidatura del comunista Foster
1932, in corsa Herbert Hoover e Franklin Delano Roosevelt.
I più importanti intellettuali del Paese – poeti di chiara fama, filosofi ben noti, scrittori assai apprezzati, critici di notorietà e carisma indiscutibili quali Sherwood Anderson, Erskine Caldwell, Malcolm Cowley, Countee Cullen, John Dos Passos, Langston Hughes, grace Lumpkin, Sidney Hook e Lincoln Steffens, per fare qualche nome – si schierano ben altrimenti: firmano infatti il documento stilato da Edmund Wilson a sostegno della candidatura di William Zebulon Foster.
In ‘Culture and Crisis’, il celebrato e tanto ben appoggiato critico che si esprimeva sulle pagine del ‘New Yorker’, su quelle di ‘The New Repubblic’ e di ‘Vanity Fair’ sostiene a spada tratta, con perizia e con stringente logica appunto Foster, esponente di primissimo piano e candidato ufficiale dei comunisti americani.

Risultato a novembre?
Centotremilatrecentosette, voti pari allo zero tre per cento.
Questo il ‘peso’ degli intellettuali in quella occasione.
Questo il ‘peso’ in politica degli intellettuali in ogni occasione!

27 marzo 2024