Presidenziali del 1948

Nel 1948, le elezioni si svolgono il 2 novembre.
Gli Elettori sono nel complesso cinquecentotrentuno e conseguentemente la maggioranza assoluta è fissata a duecentosessantasei.
Il Presidente uscente Harry Truman vince rocambolescamente, come fra poco verrà narrato: ventotto gli Stati che lo preferiscono e trecentotre i delegati catturati.
Il Governatore repubblicano del New York Thomas Dewey, al secondo tentativo, conquista sedici Stati e centoottantanove Elettori.
Il terzo incomodo Dixiecrat J. Strom Thurmond vince in quattro Stati e colleziona trentanove delegati al Collegio Elettorale, un risultato di notevole portata.
Il quarto candidato, in rappresentanza di un effimero Progressive Party, Henry Wallace si ferma a zero Stati e zero Elettori.
Per inciso, essendo il candidato alla Vice Presidenza per il Partito Repubblicano Earl Warren Governatore della California, il ticket GOP nell’occasione era straordinariamente formato da due Governatori in carica.

Annotazioni
Luglio 1948, in vista delle elezioni novembrine, Convention del Partito Democratico a Filadelfia.
Laceranti le divisioni interne.
L’ala liberal, pur apprezzando le idee e l’azione del Presidente in carica Harry Truman a proposito dei diritti civili e in particolare della lotta al segregazionismo sudista, chiede che nella ‘platform’ programmatica vengano indicate proposte e indicazioni maggiormente incisive.
L’aria che si respira è quella che normalmente precede una sconfitta, tanto che alcuni inutilmente sperano di riuscire a convincere il generale Eisenhower (che scenderà in campo quattro anni dopo tra i repubblicani) o il giudice William O. Douglas a proporsi in alternativa a Truman.
L’ala conservatrice, sudista, popolarmente da subito nota con l’appellativo ‘Dixiecrats’, avendo ottenuto i liberal quanto richiesto, abbandona il Congresso, si riunisce a Birmingham, Alabama, fonda il ‘Partito Democratico per i Diritti dei singoli Stati’ e sceglie come candidato a White House J. Strom Thurmond, all’epoca Governatore del South Carolina e in seguito, per lunghissimi decenni, Senatore.
Intanto, alla guida di un Partito Progressista (ricorrente tale definizione), l’ex Vice Presidente, nel terzo mandato, di F.D. Roosevelt, Henry Agard Wallace – favorevole in politica estera a migliori rapporti con l’Unione Sovietica, naturalmente ai diritti civili e in campo economico alla proprietà pubblica in molto settori chiave – lancia a sua volta il guanto di sfida.
Quando Wallace – 7 ottobre 1888/18 novembre 1965 – annunciò la propria candidatura si dimise da direttore di ‘New Republic’ e dichiarò, tra l’altro, che se fosse stato obbligato alle elezioni a scegliere tra Truman e Robert Taft (repubblicano e a quel momento possibile candidato) avrebbe optato per il GOP “come l’uomo più adatto a mantenere la pace”.
Non solo per questo atteggiamento ma in generale per le sue posizioni ‘sinistre’ (ricevette l’appoggio del partito comunista) e per il carattere – fu definito “uomo sgradevole, eccentrico, ambizioso, moralista” – fu fortemente avversato proprio dai democratici dalle cui fila proveniva.
Eleanor Roosevelt, che in passato lo aveva lodato pubblicamente, il giorno dopo l’annuncio della sua discesa in campo scrisse:
“Che cose strane spinge a fare il desiderio di essere Presidente…
(Wallace) non è mai stato un buon politico, non è mai stato capace di valutare l’opinione pubblica…
Come leader di un terzo partito non combinerà niente.
Distruggerà semplicemente proprio le cose che desidera raggiungere”.

I repubblicani, convinti di vincere a causa delle divisioni del campo avverso, scelsero l’ultimo rivale del citato F.D.R., il Governatore del New York Thomas E. Dewey, al quale affiancarono il Governatore della California Earl Warren, in seguito eccezionale e determinante, in tema di lotta alle leggi razziali e segregazioniste, Presidente della Corte Suprema.

Al termine di una campagna che vide pertanto affrontarsi ben quattro candidati, tutti di un qualche peso, per quanto i primi risultati dessero per vincente Dewey, Harry Truman, che aveva percorso in treno oltre cinquantamila chilometri e tenuto più di trecentocinquanta discorsi nelle stazioni (ultimo Presidente a proporsi in cotal, antica guisa) ottenne la riconferma.

Non male, peraltro, i ‘Dixiecrats’ il cui vessillifero Thurmond conquistò trentotto delegati, tutti provenienti dal Sud dove prevalse in quattro Stati, al Collegio Elettorale.
Non altrettanto bene andò invece a Henry Wallace che non ottenne risultato alcuno appunto in termini di delegati.

31 marzo 2024