Presidenziali del 2012

Si vota il 6 novembre.
Alle urne il cinquantaquattro e nove degli aventi diritto al voto.
Il Presidente uscente Barack Obama, democratico, vince in ventisei Stati più il Distretto di Columbia e conquista trecentotrentadue Elettori (in notevole calo rispetto ai dati del 2008).
Lo sfidante GOP Mitt Romney prevale in ventiquattro Stati e ottiene duecentosei voti al Collegio.

Facilissima la volata interna agli Asinelli del Presidente verso la conferma che ottiene all’unanimità
Con lui, di nuovo, Joe Biden.
Tra i repubblicani, nuovamente in lizza l’ex Governatore del Massachusetts Mitt Romney che alla fine supera i rivali Rick Santorum, già Senatore della Pennsylvania, Ron Paul, Rappresentante del Texas, e Newt Gingrich, georgiano ed ex Speaker alla Camera.

Annotazioni
Siamo sicuri che nel secondo quadriennio (quello che attende Obama) i Presidenti facciano meglio?
Da sempre, si sostiene che una volta rieletto il capo dello Stato USA, svincolato dal problema e dai vincoli operativi relativi alla rielezione, possa dare di più.
Ora, guardando ai precedenti, verrebbe voglia di dire il contrario visto che è praticamente sempre all’inizio che il Presidente americano gode di maggiore autorevolezza, non è stanco ed è in grado di agire.
Si pensi, per esempio e per restare a tempi a noi vicini, al pessimo, ingrato, pieno di trappole e problemi secondo mandato di George Walker Bush e a quello non certo esaltante del pur fortunato Bill Clinton.
In lontanissimi anni, nella prima metà dell’Ottocento, il partito whig sostenne inutilmente la proposta di ridurre ad un solo quadriennio l’impegno dell’eletto.
Come ho già scritto, i due whig effettivamente arrivati a White House, William Harrison e Zachary Taylor, mantennero fede all’impegno preso morendo nel corso appunto del primo mandato”.

16 aprile 2024