Primarie, convention… Quando nascono?

Primarie, convention…

Vocaboli oramai di uso comune anche da noi.

Ma da quando sono entrate a far parte del vissuto politico USA?

Incredibilmente – visto che dopo le primarie ha luogo la convention – ‘nasce’ prima quest’ultima.

Siamo nel 1831 e il partito antimassonico, allora per qualche verso consistente, guardando alle presidenziali del successivo 1832, sceglie il proprio candidato, per la storia William Wirt, appunto in un consesso appositamente convocato a Baltimora, in una convention.

Immediatamente dopo, altrettanto fecero democratici e whig, riproponendo l’uscente e dipoi vittorioso Andrew Jackson i primi, scegliendo Henry Clay i secondi.

Va anche ricordato che per un lungo periodo la nomination si conquistava avendo dalla propria parte addirittura i due terzi dei delegati (1) ragione per la quale le convention erano particolarmente lottate non verificandosi mai il caso di un candidato già scelto in precedenza e questo anche dopo l’entrata in scena delle primarie.

Le quali, appunto, entrano nell’uso a livello nazionale, solo in pochi Stati e non avendo peraltro un impatto decisivo (Teddy Roosevelt, il più votato, sarà sconfitto nell’occasione alla convention da William Taft, uscirà dal partito repubblicano e correrà come ‘terzo’ con l’esito conosciuto), nelle elezioni del 1912 tra i GOP.

Col tempo – assieme ai caucus, riunioni di attivisti di tutt’altro tipo essendo chiuse agli elettori comuni (d’altra parte, il vocabolo deriverebbe dal termine con il quale gli algonchini definivano gli incontri tra i capitribù) – le primarie hanno acquistato sempre maggior peso.

Con l’avvento e il pervasivo successo della televisione – che li ha trasformati, insieme ai dibattiti ‘inventati’ ai tempi della contrapposizione Kennedy/Nixon, in spettacoli – i tre meccanismi (caucus, primarie e convention) sono stati adottati in tutti i territori.

Gli anni Settanta ne hanno consacrato la definitiva adozione.

Un’ultima, doverosa, precisazione: le primarie possono essere e sono di diverso tipo.

La prima divisione è tra le ‘chiuse’ e le ‘aperte’.

Alle prime possono partecipare coloro che iscrivendosi alle liste elettorali (2) si sono segnalati come sostenitori del partito che le indice (in sostanza, e per restare ai due movimenti egemoni, i dem votano nelle primarie dem e i GOP in quelle GOP).

Alle seconde, possono votare tutti gli iscritti alle predette liste senza limitazioni.

Ancora, in campo democratico il meccanismo di attribuzione dei delegati in vista della convention è proporzionale mentre tra i repubblicani non pochi Stati hanno optato per il ‘winner take all’, assoluto o condizionato che sia.

Nel primo, il candidato che vince anche per un solo voto popolare in più ottiene tutti i delegati ai quali lo Stato in gioco ha diritto.

Nel condizionato, l’attribuzione totale scatta solo quando un candidato supera il cinquanta per cento dei voti.

Molte altre, per il vero, le particolarità a livello locale.

 

(1)               Parlo ovviamente dei delegati dipoi chiamati alle convention, non dei delegati eletti invece il ‘primo martedì dopo il primo lunedì di novembre dell’anno elettorale’, che a loro volta eleggono il presidente, la cui vicenda è ben altrimenti regolata.

(2)               Negli USA il diritto di voto si ha al raggiungimento del diciottesimo anno di età. Peraltro, per esercitare tale diritto, occorre iscriversi appunto alle liste elettorali, Nell’iscriversi, si può (non è obbligatorio) dichiarare il proprio partito di riferimento. Sulla base di questa dichiarazione si è ammessi o meno ad esprimere il voto nelle primarie.