Quando arriva il ciclone (elettoralmente parlando)

Vai a vedere (li conosci a memoria, per il vero e ovviamente ) i risultati elettorali delle presidenziali negli ultimi decenni dei singoli Stati.

Lasci da parte gli ‘swing’.

Cambiano spesso opinione e non è di questo che intendi parlare.

Guardi invece a granitici.

A quelli che, costi quello che costi, votano sempre o repubblicano o democratico, e basta.

Beh, anche questi Stati, sia pure raramente, vengono travolti.

Li fa deviare dal sentiero costantemente battuto un candidato straordinario, arrivato al momento giusto (puoi essere un crack ma se i tempi sono sbagliati…).

Dai Sessanta, due i casi sconquassanti.

Entrambi relativi a un Presidente in carica e in cerca di conferma.

Il primo concerne Lyndon Johnson.

Nel 1964, il texano ha modificato radicalmente la geopolitica USA.

Il Nord progressista che fino alle elezioni precedenti e da secoli votava repubblicano nella circostanza passò armi e bagagli all’asinello.

Il Sud da sempre conservatore e democratico  votò (solo in parte, tanto forte era il vento johnsoniano) per il GOP.

Grandissimo Presidente Lyndon, quanto alla politica interna.

Riconosciuto come tale dagli elettori nel predetto 1964.

Travolgente.

Esattamente vent’anni dopo, nel campo politico opposto, Ronald Reagan.

È in carica dal 1981 e ha fatto vedere di che pasta sia.

È un ciclone conservatore quello che scatena e nessuno può resistergli.

Che dire dei due poveri avversari (Barry Goldwater e Walter Mondale) seppelliti sotto un mare di voti a loro contrari se non che avevano scelto competitore e momento assolutamente sbagliati per correre?

Succederà una terza volta?

Certamente.

Ma non sappiamo quando.