Quando Eisenhower espelleva i messicani

I messicani?

Non è che gli Stati Uniti abbiano a che fare da poco tempo con l’immigrazione clandestina dei messicani.

Tutt’altro.

Il problema, la questione si propose praticamente da subito.

Guardando indietro, l’amministrazione che decise di agire più ‘ferocemente’ in merito fu quella di Dwight ‘Ike’ Eisenhower (e non per niente Donald Trump in questi giorni cita il precedente e riprende il vecchio slogan ‘I like Ike’).

Correva l’anno 1954 e nel pieno del suo primo mandato – dando seguito a preoccupazioni già da tempo espresse – il presidente diede incarico all’Immigration and Naturalization Service (INS) di identificare, catturare ed espellere i ‘wetback’ (erano in tal modo chiamati appunto quegli immigrati messicani che avevano ‘la schiena bagnata’ essendo entrati negli USA attraversando a nuoto o guadando il Rio Grande). 

Per inciso, l’operazione riguardò anche altri ispanici non in regola con le leggi sull’immigrazione americane.

Si calcola che, tra gli espulsi (che venivano portati in Messico e rilasciati ben oltre la frontiera al fine di impedire o almeno rendere arduo un loro ritorno) e tra quanti volontariamente, nell’occasione tornarono in patria, in totale, Operation Wetback abbia ‘eliminato’ dagli USA tra un milione e un milione e mezzo di ispanici, messicani ovviamente in primo piano.

Come sempre, non pochi i casi eclatanti di cui si ebbe a parlare.

Non pochi gli errori, tanto che nel mucchio finirono per essere espulsi anche cittadini per qualche ragione non creduti tali.

Ha buon gioco, oggi, comunque, il candidato dell’elefantino a ricordare che il problema fu già affrontato come da lui promesso in tempi lontani.

Hanno buon gioco i suoi avversari nel sottolineare che l’operazione citata, alla fine, non fu decisiva visto che da subito e sempre di più l’immigrazione clandestina riprese e anche in queste ore continua.