Quando il Sud ha perso il potere di veto per le nomination democratiche

È nel corso della Convention del partito dell’Asino di Chicago del 1932, ad opera dei sostenitori dell’allora Governatore del New York Franklin Delano Roosevelt (in lotta per la nomination con il Cattolico Alfred Smith, già prescelto invano quattro anni prima, e con lo Speaker texano della Camera James Garner) che, essendo il loro uomo in vantaggio ma in una situazione di stallo, si avanzò la proposta, subito respinta, bocciata, di abolire la regola che, dalla prima Convention del 1832 (cento anni avanti), chiedeva per l’investitura una maggioranza qualificata dei due terzi dei delegati (‘two thirds rule’), regola che nel recente passato aveva portato a vere maratone, massime quella del 1924 di centotre votazioni.
Per la storia, l’accordo raggiunto con il predetto Garner (che sarà nel ticket come ‘running mate’), il feroce sostegno di Huey Long (‘the Kingfish’, irruente Senatore ed ex Governatore della Louisiana), e la conversione su F. D. R. di William Biggs McAdoo che portava i voti della California, in vista del quarto ballottaggio risolse il problema.
La soluzione, ancora una volta, con quello sbarramento qualificante dei due terzi, mise in luce la forza condizionante (senza i loro voti non si vinceva) dei delegati degli Stati meridionali, del Sud.
Condizionante altresì – aspetto altrettanto fondamentale – della e nella stesura del programma (‘platform’) del partito che in ogni caso doveva collocare in secondo piano i diritti civili delle minoranze etniche imperando a Meridione il segregazionismo.
La modifica regolamentare venne approvata quattro anni dopo a Philadelphia dalla successiva Convention.
In una situazione nella quale la conferma della candidatura dell’incumbent Franklin Delano Roosevelt e del suo Vice James Garner era assolutamente certa (tanto che avvenne per acclamazione, senza un solo voto contrario, al primo colpo).
Veniva in questo modo fortemente diminuita la forza (un vero e proprio ‘diritto di veto’) delle delegazioni del Meridione e, nel tempo, si sarebbe venuta a creare la possibilità da parte di uno dei candidati di raggiungere la ora cambiata maggioranza (non più qualificata ma assoluta) dei delegati prima della Convention.
Possibilità che, con l’adozione (oggi totale) da parte di sempre più Stati di Caucus e Primarie – a quei tempi poco accettati – diventerà ed è probabilità.
Meno numerose fin quasi a scomparire, quindi, le ‘brokered Conventions’ (nelle quali si vota e intanto si tratta non potendo qualcuno prevalere al primo colpo).
Da sottolineare che il Sud aveva fino ad allora avuto quello che ho definito ‘diritto di veto’ ma che non era mai arrivato a far nominare un proprio esponente (ove si escluda l’elezione del 1860, del tutto anomala dato che il partito democratico si era nella circostanza diviso in ‘Northern’ e ‘Southern Democrats’ e che per questi ultimi si era battuto inutilmente l’ex Vice di James Buchanan John Breckinridge).
Successivamente, non considerando sudista (con grande dispiacere dei Texani che lo annoverano) Dwight Eisenhower – comunque repubblicano – nato nel Texas da genitori in qualche modo di passaggio, il primo Sudista democratico arrivato alla Executive Mansion sarà in realtà Lyndon Johnson (dello ‘Stato della Stella Solitaria’ davvero), incoronato nel 1964 ma già in carica a seguito dell’assassinio di John Kennedy del 22 novembre 1963.
Un percorso accidentato, particolare.
A questo proposito, va ricordato che, come scrive James Hillman nel fondamentale (ad altri fini, ma non solo) ‘Il codice dell’anima’, proprio Franklin Delano Roosevelt – che grandemente apprezzava l’allora giovane Lyndon che considerava l’unico capace di comprendere a fondo la politica – aveva dichiarato di sperare che il primo Sudista in grado di succedergli nel tempo fosse proprio lui (1).
A questo grandissimo (ai fini della politica interna, gigantesco) Presidente gli Stati Uniti debbono riforme in campo dei diritti civili travolgenti lo ‘status quo ante’.
Del tutto inimmaginabile nel 1932/1936 che a tutto ciò si applicasse un Sudista espressione di un partito dalle sue bande conservatore all’estremo e avverso ad ogni innovazione.
Chapeau!

(1) Il sofisticato e culturalmente articolato, a volte fin troppo ai propri fini flessibile F. D. R. e il da tutti ritenuto rozzo e inadeguato ma costantemente ‘vero’ L. J. …
Quando è la capacità connaturale, non le sovrastrutture ma una esigenza interiore, ad unire!