Quando il Texas corse il rischio di tornare messicano

7 novembre 1916.
Si dubita in merito, ma Woodrow Wilson vince le Presidenziali e ottiene un secondo mandato.
4 marzo 1917.
Conseguentemente, di bel nuovo si insedia.
6 aprile 1917.
Gli Stati Uniti dichiarano ufficialmente guerra alla Germania.
È in questo lasso di tempo che i tedeschi – prospettandosi appunto l’ingresso degli Americani (del resto, abbondantemente provocati) nel conflitto – cercano di ottenere, esplicitandolo a febbraio 1917, il conforto del (se non una vera alleanza col) Messico.
Si tratta – guardando ai contenuti dell’iniziativa – di un inaccettabile attacco al dettato della cosiddetta Dottrina Monroe.
Quale difatti la contropartita fatta intravedere ai Messicani?
Nientemeno che una riappropriazione – a distanza di oltre ottant’anni, visto che si era reso indipendente nel 1836 – del Texas, quasi che ad Alamo e a San Jacinto non si fosse combattuto.
E non invero solamente dello Stato della Stella Solitaria dato che dei “territori perduti” (in cotal modo definiti) e recuperati avrebbero fatto parte anche New Mexico e Arizona.
Pesa oggi il Texas la bellezza di quaranta Elettori (iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni perché loro specifico compito è nominare il Presidente).
Ne pesava trentadue e poi trentaquattro nel 2000 e nel 2004.
Allora, non fosse stato della partita perché messicano, le elezioni le avrebbero vinte Al Gore e John Kerry (essendo peraltro il secondo certamente escluso dalla Nomination se davvero Gore, vincente quattro anni prima, si fosse, come normalmente accade, ricandidato).
La storia con i se e con i ma!

8 marzo 2024