Rivoluzionaria e utopica Elizabeth Warren: è a favore del voto diretto!

“Voglio essere eletta una prima volta Presidente con il sistema attualmente in uso. Ma voglio esserlo una seconda con il voto diretto dei cittadini!”
Davvero rivoluzionaria l’intenzione manifestata su questo fondamentale argomento dalla Senatrice del partito che fu di Kennedy Elizabeth Warren.
Facendo specifico riferimento ai risultati delle elezioni presidenziali del 2000 (il democratico Al Gore fu il più votato a livello federale ma risultò sconfitto quanto a Grandi Elettori) e del 2016 (Hillary Rodham Clinton con milioni di suffragi in più ma battuta da Donald Trump nel Collegio degli stessi Grandi Elettori), la candidata radicale di punta (con Bernie Sanders) tra gli Asinelli si dichiara intenzionata a stravolgere un sistema elettorale voluto dai Padri Fondatori che funziona dalla prima tornata senza variazioni salvo quella relativa all’introduzione del ticket nel 1804.
Un sistema che stabilisce che l’elezione del Presidente non sia diretta (conseguente al voto degli aventi diritto: elettori con l’iniziale minuscola, verrebbe da dire) ma di secondo grado (ad opera di terzi a ciò delegati: Elettori con l’iniziale maiuscola).
Dopo avere qui ricordato che a partire dal 1856 (primo confronto diretto tra repubblicani e democratici) la situazione incriminata (il vincitore per voto popolare sconfitto quanto al voto dei Grandi Elettori all’uopo dagli Stati eletti) anche nei lontani 1872 (Samuel Tilden perde contro Rutherford Hayes) e 1888 (Grover Cleveland è battuto da Benjamin Harrison) si determinò la stessa conclusione e che ogni volta il vincente/sconfitto era un appartenente al partito della Warren, sottolineiamo come la proposta di modifica alla quale vuole mettere mano la Senatrice del Massachusetts sia estremamente difficile da portare a termine.
Questo in quanto dovrebbe essere contenuto ed oggetto di un apposito Emendamento costituzionale.
Ora, perché una modifica appunto afferente la Carta venga approvata occorre non solo il voto favorevole a maggioranza qualificata (due terzi) dei due rami del Congresso ma altresì l’approvazione successiva, la ratifica, da parte dei tre quarti (trentotto!) degli Stati.
(Esiste un procedimento alternativo mai percorso: convocazione di una Assemblea apposita su richiesta di due terzi degli Stati).
Orbene – ammesso e non concesso che alla Camera e al Senato sia possibile ottenere l’adesione dei predetti due terzi dei membri – essendo la maggior parte dei Territori partecipi all’Unione a netta maggioranza repubblicana (praticamente sempre il candidato dell’Elefantino prevale in un maggior numero di Stati), solo se all’improvviso serpeggiasse e si imponesse fra i votanti del Grand Old Party un cupio dissolvi travolgente un simile suicidio potrebbe trovare approvazione.
Si tratta pertanto di una rivoluzione annunciata che non potrà mai (mai dire mai?) trovare attuazione!
Viene da chiedersi se intanto questi non possa essere un tema che porti qualche elettore in più ad appoggiare Warren nella ricerca della nomination.