Rust Belt

Parte del New York, Pennsylvania, West Virginia, Ohio, Indiana, la penisola del Michigan, il nord dell’Illinois e parte del Wisconsin.

La mitica e infelice ‘Rust Belt’, la ‘cintura della ruggine’, gli Stati un tempo dediti massicciamente e felicemente all’industria pesante che non da oggi – anche se di più oggi dopo il 2008 – soffrono una crisi senza apparenti soluzioni.

(La ruggine della quale si parla è quella dei cantieri fermi e delle ciminiere spente, inutilizzate e inutili).

Nel 2008 e nel 2012, con minime variazioni tra la prima e la seconda tornata – riguardanti l’Indiana Stato usualmente repubblicano – i ‘rugginosi’ hanno votato Barack Obama.

Hillary Clinton e il suo running mate, finita la convention, è da quelle parti che sono andati.

Sanno che in verità la sfida che porta Donald Trump si vince laggiù (oltre che in Florida).

Deve, l’ex first lady, deve arginare colà l’attacco di Trump che sta facendo breccia tra i disoccupati, tra gli operai rimasti senza lavoro, gente che si sente abbandonata e che in otto anni di presidenza democratica non ha visto miglioramenti, anzi.

Tutta la ‘Rust Belt’ è in gioco, ma sono soprattutto la Pennsylvania e l’Ohio a contare.

Per il peso dei loro grandi elettori, certamente.

Perché quasi mai un candidato è arrivato a White House perdendo in entrambi.

Perché, guardando specificamente all’Ohio, nessuno – tranne John Kennedy nel 1960 – nel dopoguerra ha guadagnato lo scranno massimo di Washington perdendo colà.