‘Scegliere’ l’avversario?

Le Primarie USA, sapete.
A parte specificità locali, posso essere ‘aperte’ o ‘chiuse’.
Nelle seconde, sono ammesse al voto solamente le persone che iscrivendosi alle liste elettorali hanno dichiarato la loro vicinanza al partito che le indice.
Esclusi pertanto gli avversari e gli indipendenti.
Nelle ‘aperte’, il contrario: tutti gli iscritti alle predette liste possono partecipare.
È così in questi particolari ambiti teoricamente praticabile e del tutto lecito (ma difficile da portare a termine) da parte dei rivali il tentativo di ‘correggere’ il risultato facendo prevalere il candidato ritenuto più facilmente battibile dal proprio.
È quel che cercò invano di organizzare Donald Trump tra fine febbraio e il Super Tuesday del 3 marzo per fare in modo di favorire Bernie Sanders.
Tutto assolutamente legittimo.
Moralmente inaccettabile e non consentito invece quanto occorso in altre occasioni, allorquando si è denigrato e screditato il più temibile dei candidati opposti.
È accaduto molte volte, in qualche modo ovviamente.
La macchinazione ‘peggiore’, volendo, quella messa in atto agli inizi della campagna primaria 1972 ai danni di Edmund Muskie.
Già Governatore e al momento Senatore del Maine, si prospettava Muskie un forte avversario del Presidente in carica Richard Nixon.
Ai suoi danni, da subito, una azione basata su falsificazioni che lo danneggiarono portandolo al ritiro.
Ottenne così la nomination dem George McGovern, in effetti poi facilmente (a valanga, come si dice) battuto a novembre.