Sondaggi: facciamo il punto

Nessuna fiducia nei sondaggi, naturalmente.

Soprattutto, se sono su base nazionale, visto che il voto è Stato per Stato.

Poi, perché le rilevazioni sulle intenzioni di voto in corso di campagna elettorale sono quasi sempre, se non manipolate, tendenziose avendo ben precise finalità.

Ciò detto, all’8 agosto 2016 – si vota l’8 novembre – secondo Real Clear Politics, l’istituto che fornisce i risultati facendo la media dei sondaggi più accreditati, la situazione è:

Hillary Clinton conduce con il quarantatre e nove per cento

Donald Trump segue con il trentasei e sette

Gary Johnson chiude con l’otto e otto.

Clinton, quindi, ha un vantaggio medio del sette e due per cento.

Rammento che a tre mesi dalle elezioni, in molte occasioni, i sondaggi assegnavano vantaggi anche parecchio superiori al candidato poi sconfitto.

Come già ricordato in precedenza, il caso più clamoroso concerne il turno elettorale del 1988, quando, a fine luglio, Jimmy Carter conduceva per diciassette punti salvo perdere poi nettissimamente.

Da ricordare anche il 1848 e il 2000 allorquando Al Gore all’inizio di settembre era dato in vantaggio di otto punti.