Texas: lo Stato della stella solitaria e l’indipendenza dagli USA (riparliamone dopo la Brexit)

Infiniti gli accadimenti storici, numerosissimi i personaggi celebri.

La storia del Texas (che Edna Ferber definira’ ‘Il Grande Paese’) tra il 1820 e il 1845 è Storia con la esse maiuscola, per di più immortalata dalla letteratura, dal cinema, dalla televisione.

Semplificando brutalmente, cercherò nelle righe che seguono di spiegare come e perché ancora oggi e con buone ragioni giuridiche lo Stato della stella solitaria possa, in alcune sue agguerrite frange, rivendicare la propria indipendenza.

(Dopo la Brexit, può essere utile parlare anche dell’ipotesi di un ‘Texas libero’).

Impossibile – per prima cosa e per quanto con il tema proposto abbia poco a che fare – trascurare il fatto che il Messico (del cui territorio il Texas era parte ai tempi della colonizzazione spagnola e dipoi nei primi anni dell’indipendenza appunto messicana) aveva non poche ragioni per opporsi alla libertà di quel vastissimo territorio.

I primi anglo americani arrivati con la seria intenzione di stabilirvisi erano guidati da Moses Austin.

Ottennero la concessione riconoscendo la sovranità dello Stato che gliela concedeva. salvo poi operare per distaccarsene.

Tutti ricordano Alamo e i suoi eroici difensori, uccisi in battaglia o passati per le armi, Davy Crockett e Jim Bowie compresi.

Tutti ricordano la battaglia di San Jacinto che nell’aprile del 1836 vide l’esercito messicano comandato da Santa Anna sconfitto da quello texano guidato da Sam Houston.

Nessuno tiene conto del fatto che giuridicamente – ma la storia e la leggenda prevalgono sempre sul diritto – la ragione era dalla parte soccombente.

Nasce così la Repubblica del Texas che resta sovrana e indipendente fino al 1845.

Eletto presidente dei confinanti Stati Uniti nel 1844 James Polk, il capo dello Stato colà in carica John Tyler (che avrebbe dovuto lasciare la Casa Bianca al successore il 4 marzo 1845 – 4 marzo come allora imponeva la Costituzione USA), nell’intento di passare alla storia come il presidente che aveva condotto il grande Texas a far parte dell’Unione, portò all’approvazione del congresso americano il Trattato con il quale i due Paesi indipendenti si accordavano sull’annessione.

Per il vero, la Carta costituzionale USA prevedeva (e prevede) che i trattati internazionali debbano essere ratificati dal senato, non dal congresso.

Tyler, però, sapeva che il senato avrebbe bocciato l’atto e, forzando oltremodo la legge fondamentale, portò la questione davanti alle due camere riunite ottenendo la desiderata approvazione.

Ecco, quindi, che fondatissime sono le istanze di quanti, guardando ai fatti, concludono per l’irregolarità e la conseguente inefficacia della predetta ratifica.

Conseguentemente, costoro parlano di e chiedono un Texas indipendente e sovrano.

Ultima tra le numerose iniziative intraprese in merito, la creazione da parte di un certo Rick McLaren di un movimento indipendentista.

Auguri.