Trump: “Temo elezioni truccate!”

Bufere di ogni tipo.

Provocate dalle dichiarazioni di Donald Trump (che vede molto di buon occhio Vladimir Putin e la sua Russia; che dichiara che la Crimea sta bene dove ora è; che chiede ai russi di trovare e rendere pubbliche le famose trentamila email che la Clinton ha scritto quando era segretario di Stato non usando gli strumenti ufficiali, più sicuri, ma quelli personali; che fa sapere che la NATO è obsoleta e che non pochi trattati internazionali firmati da Obama vanno rigettati; che tira sberle a destra e a manca pochissimo curandosi del fair play, delle conseguenze e in particolare di recuperare l’appoggio di quella parte del GOP che non lo può vedere ritenendolo – con molte ragioni – un corpo estraneo).

Enfatizzate oltre modo, ovviamente, dai rivali ma in specie dai media (non solo americani) che sono assolutamente dediti alla missione che si sono dati dall’inizio: fare arrivare Hillary Clinton a White House ad ogni costo.

Missione che li porta invariabilmente a mettere in secondo piano se non a nascondere e perfino a stravolgere ogni notizia negativa che riguardi la (chissà perché?) predestinata.

Era – in questa temperie, fra l’altro dopo che si è dimostrato che la direzione dell’asinello ha operato alla grande per boicottare Bernie Sanders – nell’aria l’accusa che ieri il tycoon nuovaiorchese ha tirato fuori dal cilindro.

Non che abbia detto “Ne sono certo”, perché gli avrebbero chiesto delle prove.

Ha dichiarato “Temo elezioni truccate!”

Il ragionamento sotteso è: “Hanno imbrogliato?

Imbroglieranno!”

Tuoni e fulmini.

(Per inciso, nella lunga storia delle presidenziali USA gli imbrogli sono stati numerosi in particolare architettando falsi argomenti, fabbricando prove – si pensi, per esempio, alla ‘Lettera di Murchison’ nel 1888, alla ‘Lettera canadese’ del 1972 – e non poche le accuse di veri e propri brogli.

Indimenticabile, da questo punto di vista, la campagna del 1888, definita dagli storici “la più corrotta della storia americana” per i voti comprati e venduti e per il volume dei quattrini usati a tal fine).

Ma la vera domanda da porsi, dopo essersi stracciate le vesti, è: così facendo e dicendo, al di là delle reazioni scontate dei media, oltre al fatto di ottenere visibilità gratuita, Trump guadagna voti?

Perché, indubbiamente (lo si è constatato nelle primarie), esiste una parte dell’elettorato sulla quale l’effetto di tutte queste bufere, di tutte queste diatribe, di tutti queste accuse, è largamente positivo. 

E’ a questi possibili elettori che Donald guarda.

E i media non se ne accorgono.