Un censimento senza dichiarazione di cittadinanza!
Ogni dieci anni, quando la finale è zero (1790 la prima volta e 2020 la prossima), gli abitanti degli Stati Uniti d’America sono chiamati al censimento.
Ok, vi diranno che serve per questo e per quello, ma, invero, è necessario (necessario!) per definire la distribuzione tra gli Stati, proporzionalmente al numero degli abitanti, dei quattrocentotrentacinque Rappresentanti alla Camera e, per conseguenza, dei Grandi Elettori che nominano infine – salvo eccezioni come accadde nel 1824 – il Presidente.
(Non si ripeterà mai abbastanza spesso che l’elezione del Capo dello Stato non è diretta ma di secondo grado).
Ebbene, è notizia d’oggi che tra le domande del corposo documento l’anno prossimo non sarà compresa quella relativa alla cittadinanza.
Nessuno sarà quindi chiamato a dichiararla.
Come oramai costantemente accade, motivi afferenti il politicamente corretto.
Nonché timori relativi alla conseguente formazione dei collegi elettorali per i Rappresentanti Stato per Stato.
Indispettito, Donald Trump, favorevole al mantenimento della quaestio, è sbottato in un “Una volta era un onore dichiararsi cittadini americani!”