Un ‘Interstate agreement’ con intenzioni davvero particolari

Pare che almeno una dozzina di Stati abbiano intenzione di raggiungere un accordo (un ‘interstate agreement’) per fare sì che i loro Grandi Elettori in sede di Collegio non diano seguito, come ora accade, al risultato novembrino conseguente al voto popolare locale ma tengano invece conto dell’esito, sempre popolare, ma nazionale.
Questo al fine di evitare, semplificando, che possano ripetersi situazioni nelle quali – come nel 2016 e altre tre volte in precedenza – il candidato che ‘vince’ perda.
Si tratta di un accordo che deve trovare concretezza attraverso l’adozione di apposite leggi Stato per Stato.
Una serie di norme che qualcuno potrebbe ritenere di assai dubbia costituzionalità perché tendono a cancellare una delle più concrete manifestazioni della natura federale degli Stati Uniti.
Questo anche se la competenza quanto alla attribuzione dei Delegati al predetto Collegio è locale, come dimostrano il Maine e il Nebraska che hanno adottato un sistema ‘a distretti’ diverso dal ‘winner takes all method’ in uso per ogni altrove.
Nelle quattro circostanze ricordate il popolo a livello nazionale aveva votato democratico ma a prevalere avendo conquistato un maggior numero di Grandi Elettori era stato il repubblicano.
E non si sbaglia pensando che siano proprio Stati ‘Blue’ (il colore dem) a pensare all’accordo.
Difficile prevedere cosa concretamente succederà e quando.
Difficile pensare che nel, del e sul caso non debba infine autorevolmente (come sempre contrapponendo relazioni diverse che sarebbero – saranno? – estremamente interessanti da ogni punto di vista) pronunciarsi la Corte Suprema.
‘Things change’: le cose, dai e ridai, cambiano.
O, invece e infine, no?