Una situazione politica e sociale assolutamente drammatica!

È opportuno, politicamente parlando, per i democratici americani concentrarsi quasi totalmente, utilizzare soprattutto, l’esito del processo nuovaiorchese contro Donald Trump quale argomento pressoché esclusivo della campagna elettorale?
Radicalizzare ulteriormente la già dura contrapposizione in qualche modo arrivando a mettere in secondo o terzo piano i programmi politici e le progettazioni?
E questo in un momento nel quale timori di ogni genere, da quelli riguardanti l’economia con i risvolti sociali negativi possibili a quelli afferenti le sempre maggiori e realmente pericolose questioni internazionali incombono e chiedono affidabili risposte?
E non è facilmente pronosticabile che proprio all’accusa di voler nascondere gli altri gravi problemi in questa dinamica Joe Biden e i suoi si avviino?
Sondaggi in qualche modo compiacenti (i media diffondono quelli nazionali e nascondono le rilevazioni nei singoli Stati che non volgono al meglio per l’incumbent) a parte, davvero difficile pensare che l’elettorato trumpiano (più che quello semplicemente repubblicano tanto profonda e radicale è stata la penetrazione nel Grand Old Party delle idee, della figura comunque la si voglia giudicare, del tycoon) nella situazione, agitato secondo natura dal senza dubbio carismatico leader che si presenta perseguitato e ultimo baluardo della democrazia, sia anche minimamente leso, diminuito, e non invece assai più fortemente convinto, compattato, aumentato.
Gli Stati Uniti sono in una situazione politica estremamente difficile e pericolosa: acquietare gli animi assai più che esacerbare i contrasti dovrebbe essere compito principale, pressoché assoluto di uomini politici avveduti, ammesso (e non concesso) che nella temperie storica se ne intravedano.
Uno dei più importanti commentatori di fede repubblicana trumpiana è arrivato a parlare di possibili attentati contro l’ex Presidente non essendo a suo parere contrastabile, proprio in conseguenza della citata sentenza, la sua marcia verso White House.
Dio non voglia si ripropongano drammi di questa portata già in precedenza affrontati (e non risolti: profonde ferite permangono a distanza di decenni e più) da un Paese nel quale da sempre si cerca di conciliare quanto in verità, evitando dilanianti strappi, assai difficilmente con continuità conciliabile.

2 giugno 2024