USA: è il momento di un terzo o addirittura un quarto partito?

È un repubblicano Donald Trump?
Larga parte del l’establishment del Grand Old Party ne dubitava nel 2015/2016.
I Bush e i Romney, per dire, non lo riconoscevano come tale e tenacemente, invano, gli si contrapponevano.
Gli si contrappongono ancora (non è forse Mitt Romney l’unico Senatore repubblicano che abbia votato per la destituzione del Presidente al termine della recentemente messa in opera dai dem procedura di impeachment?) e non da soli.
Non era in precedenza – prima di tornare all’ovile e di dominare le Primarie fino ad arrivare alla nomination di un partito che ha profondamente cambiato – Donald Trump alternativamente registrato nelle liste elettorali quale affiliato all’Asinello piuttosto che, perfino seppur fugacemente, al Reform Party fondato da Ross Perot?

È un democratico Bernie Sanders che nel suo Vermont ha da sempre rappresentato i partiti socialisti locali e che al Senato è regolarmente eletto come indipendente salvo poi colà aggregarsi al gruppo dell’Asino?
Propone – così come nel 2016 in grave contrapposizione al direttivo nazionale democratico che lo ha avversato preferendogli Hillary Clinton e oggi lo ostacola sostenendo Joe Biden – Sanders qualcosa che anche lontanamente sia da considerarsi normale e non rivoluzionario per il movimento politico nelle cui fila corre?

Invero, Donald Trump (in fondo un ‘maverick’ di successo) propugna ed attua un republicanesimo ben diverso da quello reaganiano fino al suo arrivo imperante così come nel campo avverso propone e attuerebbe un programma difforme e addirittura contrario a quello democratico, se eletto, Bernie Sanders.

È in questa davvero particolare situazione politica nazionale…
è in un momento – l’attuale – nel quale i due partiti tradizionalmente egemoni sono lacerati…
in una temperie che vede tumultuosamente variare le componenti etniche, sociali, religiose…
che si intravvede la possibilità della nascita di un terzo o perfino di un quarto protagonista della politica americana.

Sento oggi gli echi del fatidico decennio dell’Ottocento caratterizzato dalle elezioni del 1824 e del 1828 che portarono alla caduta della aristocrazia agraria che aveva ideato, realizzato e istituzionalizzato gli Stati Uniti, aristocrazia sostituita al potere da una arrembante borghesia neppure ben consapevole di se.

Sento le necessità espresse dal nascente Partito Repubblicano nel 1854.

Sento e vedo che i giovani sostanzialmente non si riconoscono più nei cristallizzati establishment partitici non per niente in mano quasi totalmente ad ultra settantenni elettoralmente contestati da coetanei, contraddizione sulla quale riflettere.

È questo il momento?