Vice Trump? L’ipotesi Jesse Ventura

1987, il regista John McTiernan mette in cantiere la sua opera seconda: un film che si chiamerà ‘Predator’.

Una trama strana: un gruppo di uomini duri impegnati in una missione già di per sé difficile in un Paese latino americano, nella boscaglia più fitta, si trova addirittura a dover affrontare una creatura aliena.

Solo il capo ne uscirà vivo.

Buona pellicola, bel diretta, bene interpretata.

Nel cast, tra i ‘forzuti’ guidati da un Arnold Schwarzenegger in forma e capace di prendersi in giro, un tipo grande e grosso di nome Jesse Ventura.

E’ un wrestler molto noto, campione in una delle tante sigle di quello strano sport (ammesso che lo si possa così definire).

Passano gli anni e Ventura (è il suo nome da battaglia, in verità si chiama James George Janos) passa dal ring ai microfoni: commenta le gesta delle quali fino a poco tempo prima era protagonista.

Ma non trascura la politica.

E’ sindaco di Brooklyn Park, nel suo Minnesota.

Non trascura neppure il complottismo tanto che, dopo avere sostenuto tesi contrarie (non è una novità) alle conclusioni ufficiali riguardo all’assassinio di Kennedy, più tardi nutrirà forti e dichiarati dubbi sull’attentato delle Twin Towers e in genere sull’11 settembre 2001.

Ricorderete che nel 1998 il miliardario texano Ross Perot – già in corsa come indipendente quattro anni prima – si ripropose per la Casa Bianca questa volta alla testa di un nuovo movimento politico battezzato Reform Party.

Ebbene, avendo aderito da subito al neonato partito, è sotto le sue bandiere che in quello stesso anno Jesse Ventura si candida a governatore del Minnesota e vince.

Un mandato e via.

Non male la sua amministrazione, dopo tutto.

A parte le difficoltà incontrate all’interno del movimento riformista per definizione (esce ed entra un paio di volte), continua ad interessarsi di politica nel suo Stato.

Ecco, in sintesi, chi è e cosa ha fatto il Nostro, uno dei ventidue possibili vice di Donald Trump secondo il Miami Herald.

Un compagno eventuale alquanto particolare ma non del tutto improponibile in una America che guarda all’apparenza assai più che alla sostanza.