Vogliono Mike Pence? Argomentazioni

La diffusissima ignoranza riguardo all’Impeachment e ai suoi possibili effetti porta a concludere che larga parte degli oppositori (non solamente tra la gente per così dire comune!) di Donald Trump sia convinta che una volta defenestrato il tycoon negli Stati Uniti si torni a votare per White House o, addirittura, subentri un democratico. (Hillary Rodham Clinton è arrivata in fondo seconda nel 2016, no?)
Così, naturalmente, non è.

Dovesse la procedura concludersi negativamente per l’attuale inquilino di White House, gli subentrerebbe Mike Pence, il Vice Presidente in carica.

Per di più, con una ‘aggravante’ (per gli avversari) che deriva dal disposto dell’Emendamento del 1951 (il XXII, noto perché limita il numero delle possibili elezioni) nella parte riguardante appunto il subentro del Vicario.
Afferma sostanzialmente il testo con valore costituzionale che un Vice subentrato nel corso del primo biennio di esercizio di mandato del Presidente che sostituisce può, giunto al termine del quadriennio, candidarsi, vincendo, personalmente una sola altra volta, mentre quello che prenda posto sullo scranno presidenziale nel secondo biennio, dovesse prevalere, potrà farlo di nuovo dopo.
Nel caso specifico – per chiarire definitivamente i fatti – se Mike Pence arrivasse alla poltrona, essendo per Trump la metà del mandato abbondantemente trascorsa, potrebbe riproporsi sia nel 2020 (e va bene) che, benché e per quanto nell’occasione vincente, nel 2024, cosa per il tycoon impossibile.
E battere alle elezioni un Vice Presidente subentrato e ricandidato è storicamente molto difficile.
Ecco i precedenti:
– Teddy Roosevelt (successore di William McKinley) vinse e bene nel 1904
– Calvin Coolidge (di Warren Harding) altrettanto facile nel 1924
– Harry Truman (di Franklin Delano Roosevelt) prevalse contro ogni attesa e pronostico nel 1948
– Lyndon Johnson (di John Kennedy) stravinse nel 1964
Unico sconfitto – peraltro essendo subentrato a Richard Nixon dopo il ‘Watergate’ in una temperie estremamente sfavorevole – Gerald Ford nel 1976.

Nota aggiuntiva
Il Vice Presidente degli Stati Uniti, per dettato costituzionale, se presente (viene per le eventuali necessità eletto un ‘Pro tempore’ che quando necessario lo sostituisca), guida i lavori del Senato essendo peraltro possibilitato al voto solo in caso di parità.
Unico naturale (come altrimenti?) limite alla conduzione, le sedute nelle quali la Camera Alta si interroghi e deliberi in merito alla destituzione del Presidente (o, del tutto ovviamente, del Vicario stesso).
In tali circostanze, è invariabilmente il Presidente della Corte Suprema a dirigere le udienze.
John Roberts – ultima annotazione in proposito – sarà pertanto il terzo ‘Chief’ a svolgere il compito.
Salmon Chase e William Rehnquist, i due predecessori.