Robert Kennedy Jr protesta contro l’esclusione dal dibattito 

“Robert F. Kennedy Jr ha mostrato tutta la propria rabbia per essere stato escluso dal dibattito dopo che Donald Trump ha accettato di scontrarsi con Joe Biden sul palco”, riferisce The Hill.
Kennedy ha detto: “I presidenti Trump e Biden stanno cospirando per costringere l’America ad accettare uno scontro testa a testa che il settanta per cento degli americani dice di non volere. Stanno cercando di escludermi dal loro confronto televisivo perché hanno paura che vinca”.
Ed ha concluso: “Tenere i candidati validi fuori dalla fase del dibattito mina la democrazia”.

16 maggio 2024

S’io fossi Robert Kennedy jr

“Oggi, i più seri sondaggi dicono che sto ottenendo livelli particolarmente alti nelle intenzioni di voto.
Superiori a quelli raggiunti a questo punto della campagna elettorale negli ultimi decenni da altri candidati indipendenti.
Che, importantissimo, riesco a superare gli ostacoli burocratici che rendono difficile ottenere l’ammissione al voto nei singoli Stati, la qual cosa mi permette di poter contare su un numero maggiore di possibili delegati al Collegio Elettorale che nominerà effettivamente il Presidente.
So perfettamente che non è lontanamente ipotizzabile una mia affermazione novembrina ragione per la quale occorre che articoli la campagna avendo sotto mira il miglior risultato ottenibile.
Orbene, l’ideale sarebbe vincere il voto popolare in uno (ancora meglio due o tre, ma tengo i piedi per terra) Stato e per conseguenza contare sulla disponibilità degli Electors dello stesso.
Questo perché, nell’ipotesi di una corsa tra Biden e Trump che si concluda sul filo di lana, può accadere che, non essendo disponibili tutti i cinquecentotrentotto delegati, nessuno dei due riesca a raggiungere la maggioranza assoluta dei citati componenti il Collegio, pari a duecentosettanta.
Basterebbe poco.
Prevalere, che so?, nello Utah dove i sondaggi testa a testa – se messi a confronto uno tra loro ed io direttamente – con Trump e Biden ad aprile mi vedevano davanti.
Lo Stato mormone conta sei Electors e rimanendo gli stessi quindi cinquecentotrentadue…
A quel punto arrivato, avrei raggiunto un risultato davvero storico, qualcosa di mai accaduto dal 1856, da quando cioè i democratici e i repubblicani si confrontano direttamente, e in qualche modo, peraltro diverse le circostanze, addirittura dal 1824.
Fu quest’ultima la sola volta nella quale l’elezione del Presidente fu demandata, come accadrebbe nuovamente, alla Camera dei Rappresentanti e la causa di uno sconvolgimento politico che portò al tramonto della classe dalle origini dirigente e, da un 1829 successivo alle rivoluzionarie elezioni 1828, sostanzialmente, al governo di una borghesia agli inizi neppure conscia d’essere tale.
Troppe le aspettative?
Le illusioni?
Provocare prima di tutto sconquasso e il radicale cambiamento di un sistema politico che sempre più – e in specie in questo 2024 proponendo quasi obbligatoriamente i contendenti che propone, assolutamente invisi – mostra difetti e profonde rughe?
Mai porre limiti alla Grazia del Signore!”

15 maggio 2024

Sondaggi Stato per Stato secondo FiveThirtyEight

I dati che seguono si riferiscono agli Stati nei quali le rilevazioni quanto alle intenzioni di voto sono aggiornate.

Pennsylvania, al 14 maggio:
Trump 42,9
Biden 40,9
Kennedy 9,4

Texas, al 14 maggio:
Trump 45,6
Biden 35,3
Kennedy 12,6

California, al 14 maggio:
Biden 50,2
Trump 29,6
Kennedy 10,8

Florida, al 14 maggio:
Trump 46,2
Biden 36,6
Kennedy 8,4

Michigan, al 14 maggio:
Trump 41,8
Biden 40,8
Kennedy 9,2

Georgia, al 14 maggio:
Trump 44,5
Biden 38,4
Kennedy 8,3

Arizona, al 14 maggio:
Trump 42,8
Biden 39,3
Kennedy 10,3

Wisconsin, al 14 maggio:
Trump 41,8
Biden 40,5
Kennedy 9,5

Nevada, al 14 maggio:
Trump 42,9
Biden 36
Kennedy 11,6

15 maggio 2024

Il voto ‘blu’ della sponda pacifica

Guardare la cartina degli Stati Uniti colorata secondo l’esito delle elezioni presidenziali e vedere il blu democratico pervadere tutta la sponda pacifica è cosa oramai abituale, normale, addirittura scontata.
Sorprenderebbe molto se colà improvvisamente apparisse il rosso repubblicano.
Così in effetti è per l’Oregon e Washington State dal 1988 (dopo la ‘valanga’ 1984 di Ronald Reagan) e per la California dal 1992 (avevano i locali quattro anni prima preferito George Herbert Bush a Michael Dukakis).
Andavano differentemente le cose in precedenza.
L’Oregon, fino al 1984, aveva scelto il candidato del Grand Old Party ventiquattro volte contro otto.
La California, avanti il 1988, ventiquattro contro dieci.
Washington State quattordici contro nove.
Things change!

Nota bene
Ovviamente i tre Stati hanno partecipato al voto per White House a partire dalla loro diversa entrata nell’unione per un numero differente di volte.
La California dalle votazioni del 1852.
L’Oregon da quelle del 1864.
Washington da quelle del 1892.

15 maggio 2024

Il ‘maccartismo’ prima di McCarthy

Narra la leggenda (notizie senza fondamento enfatizzate dai cosiddetti ‘liberal’) che negli Stati Uniti d’America, terminata la guerra contro Saddam e il suo regime, alcuni tra i più impegnati attori hollywoodiani, in precedenza dichiaratisi apertamente avversi all’intervento in Iraq (in particolare, Susan Sarandon, il marito Tim Robbins e Martin Sheen – anni orsono, protagonista di ‘Apocalypse Now’ ed interprete della serie tv ‘West Wing’ nella quale era un presidente indubbiamente e appunto molto ‘liberal’), si sarebbero trovati ad affrontare una sorta di boicottaggio per il loro atteggiamento considerato ‘antiamericano’.
Al riguardo, non pochi all’epoca arrivarono, al fine di segnalare con un tristemente famoso vocabolo un invero inesistente atteggiamento persecutorio dell’amministrazione del secondo Bush, a parlare di ‘nuovo Maccartismo’.
Ora, per il vero, la persecuzione più dura nei confronti degli uomini di spettacolo in genere (non solo di quelli della ‘Mecca del cinema’ ma anche dei divi della radio – si legga, in proposito, ‘La guerra di Archer’ di Irwin Shaw – del teatro nuovaiorchese e della nascente televisione, tutti al centro delle ‘attenzioni’ dei più accesi anticomunisti), nota con il nome di ‘Caccia alle streghe’, si ebbe subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nella metà declinante degli anni Quaranta, e precedette di poco il vero Maccartismo considerando che il famigerato senatore repubblicano Joseph McCarthy arrivò alla guida della apposita Commissione inquirente solamente nel 1950.
Per inciso, l’immaginifica espressione giornalistica ‘Caccia alle streghe’, già applicata per descrivere quanto accaduto nel 1919 allorché, in concomitanza della nascita del Partito Comunista americano, molti si mobilitarono per combattere il presunto ‘pericolo rosso’, darà poi modo al grande drammaturgo Arthur Miller di scrivere, nel 1953, il potente ‘Il crogiuolo’, ispirato all’ultimo caso realmente verificatosi negli USA di persecuzione di alcune presunte streghe: il processo di Salem del 1692.
Teatro dell’affondo anticomunista – e torniamo ad occuparci specificamente di Hollywood – la Commissione parlamentare di indagine sulle attività antiamericane, nata nel 1938 per combattere nazismo e fascismo, della quale, all’epoca, segretario generale era J. Parnell Thomas.
Le sedute della Commissione ebbero inizio a porte chiuse nella primavera del 1947 con la deposizione dei testimoni d’accusa.
Tra i più solleciti nel denunciare i colleghi presunti ‘comunisti’ Gary Cooper, Walt Disney, Robert Montgomery, il futuro presidente Ronald Reagan, Robert Taylor e Adolphe Menjou.
Trascorsi sei mesi, le sedute vennero aperte al pubblico.
Durarono solo due settimane e dieci tra i convocati in veste di accusati o di testimoni (in seguito, noti appunto come ‘I Dieci di Hollywood’) si rifiutarono di rispondere e furono in vario modo perseguiti e perseguitati nonché collocati nella cosiddetta ‘lista nera’.
Chi entrava a farne parte subiva un ostracismo pressoché totale (si veda il film ‘Indiziato di reato’, di Irwin Winckler con Robert De Niro) tanto da non poter più lavorare, almeno con il proprio nome (in proposito, ‘Il prestanome’, di Martin Ritt con Woody Allen).
I ‘Dieci’ – tutti sceneggiatori o registi – erano John Howard Lawson, Dalton Trumbo, Lester Cole, AlvahBessie, Albert Maltz, Ring Lardner jr, Samuel Ornitz, Herbert J. Biberman, Edward Dmytryck e Adrian Scott.
Contro l’operato della Commissione, da subito, si mobilitarono molte star di grande nome che costituirono un ‘Comitato per il primo Emendamento’ del quale furono nominati segretari John Huston, William Wyler e Philip Dunne.
Lo loro prima azione pubblica fu l’invio a Washington di una delegazione (ne facevano parte, fra gli altri, Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Danny Kaye, Gene Kelly e Jane Wyatt) decisa a controllare che i diritti degli inquisiti fossero tutelati.
Al loro arrivo, tale fu il clamore che le sedute della Commissione dovettero essere temporaneamente sospese.
Alla fine, i ‘Dieci’ – incriminati per ‘oltraggio al Congresso’ a causa del rifiuto opposto a rispondere alla domanda “Siete o siete mai stati in passato membri del Partito Comunista?” – furono abbandonati al loro destino a causa della posizione eccessivamente radicale assunta e l’industria cinematografica, in prima fila le Case di produzione, decise nel novembre dello stesso 1947 che essi non avrebbero potuto lavorare ad Hollywood, a Broadway o altrove finché non avessero appunto dichiarato di non essere mai stati comunisti.
La battaglia legale si protrasse per oltre due anni e mezzo prima che i ‘Dieci’ finissero davvero in galera.
Ironia del destino, il segretario della Commissione J. Parnell Thomas, condannato per truffa, andò a far compagnia ad uno dei suoi perseguitati in prigione.
Tra i moltissimi uomini di spettacolo coinvolti in vario modo e a diverso titolo nella ‘Caccia alle streghe’ o, in seguito, nel vero e proprio Maccartismo, Charles Chaplin – costretto a lasciare gli Stati Uniti e risarcito con un tardivo Oscar “per il contributo dato all’arte cinematografica” nel 1971 – il grande scrittore e sceneggiatore Dashiell Hammett (recluso per sei mesi benché malato), la drammaturga Lillian Hellman, i registi Joseph Losey e Jules Dassin, esuli volontari in Europa.
Molti, chiamati alla sbarra in veste di testimoni, ‘tradirono’ amici e colleghi per paura delle conseguenze di un loro rifiuto a collaborare denunciandone vere e a volte false ‘simpatie rosse’.
Fra gli altri, il grande Elia Kazan (anni e anni dopo, allorché all’autore di ‘Fronte del porto’ fu assegnato l’Oscar alla carriera, le polemiche si sprecarono) e l’ottimo attore Sterling Hayden che non seppe mai perdonarsi la propria debolezza.
Per la storia, è solamente a partire dai primi anni Sessanta che alcuni tra i ‘Dieci’ ebbero di nuovo accesso a Hollywood (per esempio, Dalton Trumbo, per iniziativa di Kirk Douglas, potè firmare nel 1960 la sceneggiatura di ‘Spartacus’, diretto da Stanley Kubrick), nel mentre, dopo l’improvvisa caduta di Joseph McCarthy nel 1953, la Commissione parlamentare per le attività antiamericane subì un progressivo decadimento, anche se, ancora sotto la presidenza di Richard Nixon, Jane Fonda, Gregory Peck ed altre celebrità furono ufficialmente definiti ‘nemici del presidente’.
Tempi, quelli narrati, di ‘guerra fredda’, di durissima contrapposizione ideale e ideologica tra USA e URSS.

15 maggio 2024

Il Nevada rappresenta una sfida e un mistero per Biden

Stando al New York Times “in Nevada, due dei maggiori problemi di Biden – la sua debolezza nei confronti degli elettori ispanici e il pessimismo sulla sua gestione dell’economia – sembrano amplificati.
Con la lenta ripresa dell’economia statale dalla pandemia, il sessantuno per cento degli elettori registrati in un sondaggio ha dichiarato di fidarsi di Trump per un lavoro migliore nella gestione dell’economia rispetto al trentadue che si fida di Biden.
E gli elettori ispanici, il cui sostegno è stato cruciale per il Presidente nel 2020, hanno affermato di preferire Trump a lui di ben nove punti.
I democratici nello Stato riconoscono la sfida che li attende.
Ma notano che il Nevada è notoriamente difficile da esaminare, con i sondaggi degli ultimi cicli che sottovalutano candidati democratici poi vincenti.
Un repubblicano non prevale in Nevada dal 2004”.

15 maggio 2024

Robert Kennedy Jr parecchio oltre le aspettative

“La campagna di Robert F. Kennedy Jr. sta superando le aspettative di accesso al voto negli Stati”, riferisce Politico.
“Per esempio, ha raccolto più del doppio delle firme necessarie per qualificarsi in Texas che richiedeva più di centomila firme da parte degli elettori registrati.
La capacità di Kennedy e del suo team alle prime armi di raggiungere i livelli necessari è un’impresa organizzativa che viene ripetuta uno Stato dopo l’altro.”
Si aggiunga che a detta del New York Times i sondaggi più attenti stanno registrando livelli di successo del candidato indipendente quali da molti decenni non si vedevano.

15 maggio 2024

I Presidenti: Woodrow Wilson

La scheda.
Nato nel 1856 a Staunton (Virginia), si avviò dapprima alla carriera accademica, per entrare poi in politica, divenendo Governatore del New Jersey con il Partito Democratico.
Nel 1912 ottenne la Nomination e vinse le elezioni, approfittando della spaccatura repubblicana tra Theodore Roosevelt e William Taft.
Da Presidente attuò una serie di riforme in campo economico e monetario, diminuendo le tariffe doganali, combattendo la creazione di monopoli e istituendo la Federal Reserve.
Portò inoltre avanti riforme sociali tese ad eliminare il lavoro minorile e a creare un sistema assicurativo per gli infortuni sul lavoro.
Allo scoppio della Grande Guerra, Wilson decise di mantenere gli States in posizione di neutralità.
Venne così rieletto nel 1916 ma l’anno successivo dichiarò Guerra alla Germania e all’Austria.
Terminato vittoriosamente il conflitto, Wilson propose i suoi Quattordici Punti, nei quali si difendeva il principio di “autodeterminazione dei popoli” e la creazione di una ‘Società delle Nazioni’ che si occupasse di salvaguardare la pace internazionale: elementi che risultarono centrali nella stipula dei Trattati di Pace di Parigi.
Per il suo impegno gli fu conferito il Nobel per la Pace nel 1919, mentre il Congresso statunitense votò contro l’entrata nella Società delle Nazioni.
Colpito sul declinare del secondo quadriennio da grave invalidità, si ritirò alla scadenza del mandato nel 1921.
Morì a Washington tre anni dopo.

15 maggio 2024

DeSantis raccoglierà fondi per Trump

Secondo l’Associated Press: “Il governatore della Florida Ron DeSantis sta pianificando di raccogliere fondi per l’ex presidente Donald Trump nelle prossime settimane, mettendo in atto l’impegno preso in un incontro con Trump il mese scorso al fine di aiutare il suo ex rivale per la nomina presidenziale repubblicana del 2024.
DeSantis sta chiamando i propri finanziatori mentre il suo team lavora rapidamente per mettere insieme un programma che includa soste in Florida e Texas.
DeSantis sta facendo passi concreti verso una riconciliazione politica con Trump, che per mesi ha deriso il suo avversario repubblicano definendolo ‘DeSanctimonious’ mentre il governatore della Florida sosteneva che il tempo di Trump era passato.
Gli sviluppi mostrano lo sforzo di DeSantis di offrire le sue risorse più preziose – la prolifica rete di raccolta fondi – in un gesto che potrebbe pagare dividendi se si candidasse nuovamente alla presidenza nel 2028, quando Trump non sarebbe idoneo a proporsi se vincesse questo novembre a causa dei limiti costituzionali conseguenti l’adozione del XXII Emendamento”.

14 maggio 2024

La campagna pubblicitaria democratica si rivolge agli elettori rurali

“Un gruppo democratico sta lanciando una nuova campagna pubblicitaria da centoquaranta milioni di dollari che mira a minare il sostegno di Donald Trump tra uno dei suoi blocchi elettorali più fedeli: gli elettori rurali”, riferisce l’Associated Presse.
“Gli spot pubblicitari di American Bridge 21st Century inizieranno ad essere trasmessi negli Stati settentrionali teatro della battaglia: Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
Sono mirati agli elettori indecisi nei mercati mediatici più piccoli, meno saturi di pubblicità politica e dove sperano di raggiungere persone, soprattutto donne, che potrebbero essere indecise”.

14 maggio 2024