Trump: da 174 a 126

“Siamo indietro”, ha riconosciuto il capo staff di Donald Trump.

E’ così davvero malgrado i sondaggi siano ballerini e riportino nello stesso giorno dati del tutto contrastanti?

Dobbiamo fidarci.

E la vera dimostrazione si ha guardando alla Electoral Map pubblicata quotidianamente da Real Clear Politics.

Di più, specificamente osservando i dati relativi al numero di grandi elettori previsti per il GOP.

Un paio di settimane fa, erano centosettantaquattro centosettantacinque (c’era un delegato del Maine in dubbio).

Oggi sono centoventisei.

Significa che non pochi Stati prima ritenuti certamente repubblicani sono oggi in bilico.

Per quale ragione chiedere il rispetto delle leggi è assolutamente negativo e non solo in politica?

Cosa prevedono le leggi americane a proposito dei clandestini e degli immigrati irregolari?

Mille e mille telefilm e centinaia di film lo insegnano.

Il rientro forzato nel Paese di provenienza.

Se così è – ed è – perché mai una persona che chieda semplicemente l’applicazione delle norme in materia vigenti è indicata come ‘cattiva’, razzista e se impegnata politicamente, viene attaccata quale retrograda, conservatrice e moralmente riprovevole?

E per contro, perché quanti violano la legge aiutando i predetti a restare sono apprezzati, lodati nel mentre le autorità che dovrebbero intervenire girano la testa dall’altra parte?

Venendo a noi, a proposito di immigrati irregolari, Donald Trump chiede solo l’applicazione delle leggi esistenti.

Fa male?

Trecentoventisei a duecentododici

Fatti i conti (sulla base dei sondaggi favorevoli alla signora e ignorando quelli contrari) i media USA prevedono che l’8 novembre l’attribuzione dei grandi elettori sarà la seguente: trecentoventisei a Clinton e duecentododici a Trump.

Dappoiché la maggioranza assoluta è fissata a duecentosettanta…

A parte ogni altra considerazione, non si tiene conto della possibile vittoria di Evan McMullin nello Utah, vittoria che sottrarrebbe dal computo generale i grandi elettori ai quali ha diritto lo Stato dei mormoni.

Incredibile: i giornalisti finanziano Hillary

Escono i dati relativi ai finanziamenti dei due contendenti per White House e si scopre l’incredibile.

Molti giornalisti – tv e carta stampata, indifferentemente – hanno contribuito ad impinguare le casse di Hillary Clinton.

Un caso particolare: non un candidato che paga un giornalista per i propri interessi ma il contrario.

E ci si interroga in merito: una faccenda del genere non corrobora forse le accuse di Trump alla stampa del tutto schierata con la democratica?

Per oltre il 50 per cento degli americani Hillary avrebbe dovuto essere processata

Rasmussen Reports ha dato voce ai cittadini a proposito del famoso scandalo delle trentasettemila (chi saprà mai quante e quali fossero davvero?) email sparite, email scritte quando era segretario di Stato usando canali personali privati e non ufficiali.

L’FBI, dopo avere indagato certamente all’acqua di rose, sostanzialmente le ha dato una affettuosa tirata d’orecchie.

Trump, ovviamente, non perde occasione per tornare a bomba ed ha più volte in merito sostenuto che Hillary oggi non dovrebbe essere in corsa per White House ma in galera.

Orbene, interrogati sul tema i cittadini da Rasmussen Reports, si è avuto un risultato sorprendente: il cinquantatre per cento di loro ritiene che l’ex first lady dovrebbe essere processata per accertare le sue responsabilità!

E non è che il restante quarantasette per cento la pensi tutto in modo opposto.

No, dato che quanti concordano con il comportamento delle autorità sono il trentotto per cento.

Avrà questo specifico argomento qualche particolare riscontro in fase elettorale? 

Vedremo.

Dare le notizie: tre ultimi sondaggi collocano Trump davanti a Clinton e i media neppure ne parlano

Real Clear Politics pubblica in data 21 ottobre i risultati di tre sondaggi nazionali che, unanimi, del tutto controcorrente, collocano Donald Trump, sia pure di una corta narice, davanti a Hillary Clinton.

Rasmussen gli concede due punti di margine, Los Angeles Times uno, altrettanto IBD/TIPP.

Fra l’altro, mancano in data odierna esiti di sondaggi che esaltino la candidata democratica.

Ebbene?

I media fanno per caso almeno cenno all’evento?

Per carità!

Chi sarà designato per sostituire Scalia alla Corte Suprema?

Non solo gossip (come appare seguendo i media ai quali altro non interessa), per fortuna.

Un recentissimo sondaggio condotto a livello nazionale da IBD/TIPP chiarisce che tra i motivi che intervengono a determinare le scelte degli elettori il gossip si colloca agli ultimi posti.

Il primo – e fa bene al cuore saperlo – è il grave e fondamentale quesito che concerne la Corte Suprema.

Mesi fa, è morto Antonin Scalia e la sua sostituzione – visto che era l’ago della bilancia e che gli otto giudici rimasti votano abitualmente quattro contro quattro su temi decisivi per la vita del Paese – avrà conseguenze di grande peso.

Hillary Clinton nominerebbe un cosiddetto liberal.

Donald Trump (il quale ha parlato del tema nel corso del dibattito televisivo di Las Vegas) nominerebbe un conservatore.

E’ vero che la designazione presidenziale deve essere approvata dal senato, ma certamente l’indicazione da parte dell’inquilino della Casa Bianca ha enorme voce in capitolo.

Per conoscenza, lo stesso citato sondaggio dice che nelle intenzioni di voto dopo Las Vegas Trump prevale su Clinton sia pure di un solo punto (quarantuno a quaranta).

Rasmussen Reports: dopo Las Vegas Trump conduce 43 a 40!!!

Ok, tutti o quasi i sondaggi successivi al terzo dibattito danno Hillary Clinton in netto vantaggio sul rivale.

Real Clear Politics, facendo la media delle rilevazioni, certifica un margine superiore al sei per cento.

Una sola eccezione (per il vero, non abbiamo sotto mano il dato del Los Angeles Times che potrebbe concordare) ad opera di Rasmussen Reports, un serio e affidabile istituto, peraltro.

Ebbene, ascoltate le voci di millecinquecento elettori sparsi per l’intero Paese, Rasmussen sostiene che in effetti, dopo Las Vegas, il tycoon conduce per tre punti: quarantatre a quaranta!

Una sorpresona.

Sarà vero?

Verificheremo tra non molto.

McMullin sulle tracce di Lyndon Johnson e George Wallace

Evan McMullin consolida la propria posizione nello Utah.

L’ultimo sondaggio lo vede addirittura in testa con il trentuno per cento delle intenzioni di voto.

Precede pertanto sia Donald Trump (fermo al ventisette) che Hillary Clinton (confinata al ventiquattro).

Lo Stato con capitale Salt Lake City è abitualmente indirizzato a votare repubblicano.

L’ultimo democratico capace di conquistarne i delegati è stato Lyndon Johnson nel 1964.

L’ultimo ‘terzo candidato’ a vincere colà fu George Wallace nel 1968.

Bravi i ghostwriter GOP

La famosa cena nuovaiorchese nella quale i due sfidanti per White House dicrebbero – così vuole la tradizione – fumare un momentaneo calumet della pace.

Nessuna stretta di mano, nessun brindisi, nessun augurio, in realtà.

Un solo momento divertente (i ghostwriters di Trump erano in forma, quelli di Clinton molto meno) quando il GOP, riferendosi alla non brillante performance della consorte alla convention, ha detto: “Michelle Robinson pronuncia un discorso e tutti a batterle le mani ammirati. 

Mia moglie dice esattamente le stesse parole e tutti la attaccano. Non capisco”.