Il terzo dibattito cambierà le carte in tavola?

Occhi puntati su Las Vegas.

Una Hillary Clinton data in netto vantaggio da tutti i sondaggi si è preparata ad affrontare il rivale nell’ultimo confronto tv andando in ritiro per quattro interi giorni.

Vuole chiudere la partita nella circostanza.

Cosa farà un Trump oramai alle strette non è dato sapere.

Visti i precedenti, seguiremo lo scontro invero con una qualche sfiducia sperando di essere smentiti.

Las Vegas forse favorevole a un Trump che, se sconfitto, non accetterebbe l’esito elettorale

Il terzo round è stato quello migliore per il tycoon nuovaiorchese.

Dopo un inizio cauto, dopo che ognuno dei due candidati aveva ribadito i concetti cardine del proprio programma – nel corso della seguente solita contrapposizione dura e spesso rissosa – il GOP si è lasciato andare e, per quanto possano esserci opinioni del tutto diverse, ha prevalso.

I temi dibattuti?

Quelli da tutti attesi, con particolare accento clintoniano sul gossip sessista; con particolare accento trumpiano sulla disinvoltura morale della signora accusata inoltre di essere in politica da trent’anni e di non averne indovinata una.

Resta, alla fine, nelle orecchie, in primo piano tracciando un necessariamente veloce bilancio, la durissima dichiarazione del repubblicano che ha chiaramente detto che, ove fosse sconfitto, non accetterebbe il risultato elettorale.

I sondaggi – quelli, pochissimi, seri – ci diranno cosa pensa l’elettorato dei due dopo Las Vegas.

Basta aspettare.

La (necessaria) conquista dell’Ohio

E’ l’Ohio che decide!

Non sempre.

Non obbligatoriamente.

Ma insomma…

Entrato nell’Unione come diciassettesimo Stato, l’Ohio vota per White House dal 1804.

E’ pertanto andato finora alle urne cinquantatre volte.

Ebbene, ho votato ‘giusto’ – cioè a favore del candidato risultato vincente – in quarantaquattro occasioni.

Di più, dalla tornata 1892, ha ‘sbagliato’ solo due volte.

Nel 1944, preferendo a Franklin Delano Roosevelt, in cerca della quarta elezione poi ottenuta, lo sfidante Thomas Dewey.

Nel 1960, votando per Richard Nixon e non per John Kennedy.

Infine, da sottolineare, nessun repubblicano ha mai acciuffato la Casa Bianca perdendo in Ohio.

Ecco, quindi, che quel benedetto Stato viene a contare più di molti altri.

Ecco, quindi, che colà la lotta è più dura.

Oggi, i sondaggi dicono Trump, ma di un pelo.

Utah, McMullin fa sul serio!

Lo sapete, nello Stato dei mormoni, lo Utah, stanno succedendo cose strane.

Riguardo alle intenzioni di voto, tutti i sondaggi segnalano il probabile ottimo risultato del candidato indipendente Evan McMullin.

Com’è, come non è, l’ex agente della CIA, pur non potendo contare in loco (e neppure altrove) su una organizzazione partitica, a Salt Lake City e dintorni ha un largo seguito.

Ha successo, come detto, ma fino a ieri il suo seguito nel sondaggi era tale da non far davvero ritenere che potesse colà vincere.

Oggi, la rilevazione effettuata da Heath Street/Rasmussen cambia le carte in tavola.

E’ vero, risulta ancora in testa Donald Trump con in trenta per cento.

Il tycoon precede Hillary Clinton, ferma al ventotto.

Ma tra i due, con un ventinove per cento decisamente straordinario, ecco proprio il Nostro.

E quel che ancora più conta, Mc è in salita mentre i rivali cedono punti.

Dovesse prevalere, catturerebbe i cinque grandi elettori dello Stato (è dal 1968 che un terzo candidato non vince almeno in uno Stato) e nel caso di un testa a testa Clinton/Trump, potrebbe risultare determinante.

Solo Trump e Clinton all’ultimo dibattito

La Commissione che regola i dibattiti televisivi nazionali ha definitivamente escluso Gary Johnson e Jill Stein dal terzo confronto in programma il 19 ottobre.

Il candidato libertariano è difatti al momento al sette per cento nelle intenzioni di voto come rilevate mentre la verde è ancora più dietro.

Le regole in merito, come altre volte ricordato, consentono solo al candidati che abbiano gradimenti superiori al quindici per cento di partecipare.

Elezioni truccate?

Morti che votano?

Certo.

E’ accaduto a Chicago nel 1960 a favore di John Kennedy (e Nixon non fece ricorso come avrebbe potuto) e chissà in quante altre occasioni.

Risultati determinati dalla malavita?

A livello locale, in anni per fortuna lontani – specie nel periodo tra le due guerre mondiali – in quantità industriale.

A livello votazioni per la Casa Bianca, più limitatamente facendo pendere da una parte piuttosto che dall’altra l’esito elettorale in qualche Stato (frequentemente a favore dei democratici).

Difficile ma non impossibile che, come suppone e denuncia preventivamente Donald Trump, qualcuno possa giocare sporco nelle urne quest’anno.

Occhi aperti, comunque.

Oltre il 40 per cento degli americani pensa che le elezioni siano truccate

Cosa si intende dire quando si afferma che le elezioni USA sono truccate?

Lo chiediamo perché se il riferimento va al fatto, indubitabile e non confutabile, che tutti i media (perfino in giro per il mondo) fanno campagna per Hillary Clinton contro Donald Trump è una cosa.

Se invece si parla di veri e propri brogli elettorali è un’altra.

Fra l’altro, un broglio va scoperto e denunciato dopo l’elezione e non prima.

Comunque, un sondaggio pubblicato poco fa da Politico/Morning Consult afferma che il quarantuno per cento degli elettori è oggi convinto che l’accusa mossa dal tycoon rappresenti il vero.

Si può pertanto ragionevolmente concludere che una parte davvero consistente dell’elettorato, degli americani invero, non ha nessuna fiducia nella democrazia USA.

Allegria!

Noam Chomsky a proposito della possibile influenza di Mosca sulle elezioni USA

Una notevole intervista per La Stampa, opera di Liliana Faccioli Pintozzi, al grande Noam Chomsky.

L’ultima domanda è:

“Lei crede davvero che Mosca stia cercando di influenzare le elezioni?”  

La risposta:

“È possibile, non mi sorprenderebbe.

D’altra parte, noi non proviamo forse a influenzare le elezioni in altri Paesi, finanziando l’opposizione politica o giornalistica e sostenendo colpi di stato militari?

È meno significativo rispetto ad hackerare le mail del partito democratico?

Io non credo”. 

Hillary: “Il terrorismo non è una minaccia grave”

In una mail (una delle trentasettemila che ha cercato di far sparire), Hillary Clinton scrive che “il terrorismo non è una minaccia seria per gli USA”.

Forse, si dovrebbero spendere due parole su questa dichiarazione.

Forse sarebbe interessante scoprire perché la signora scriva cretinate simili.

Forse i media potrebbero per un secondo smetterla di occuparsi delle donne di Donald Trump, no?

McMullin può vincere nello Utah!!!

Sapete già di Evan McMullin.

Ne abbiamo parlato.

E’ un candidato indipendente che è riuscito ad iscriversi ufficialmente in una dozzina di Stati e che può essere votato scrivendo il suo nome (sistema ‘write in’) anche in un’altra scarsa ventina.

Quanto al suo gradimento, finora, zero assoluto.

Ma ecco che improvvisamente un sondaggio lo porta in prima linea, all’attenzione dei media.

Nello Utah, lo Stato dei mormoni, i dati più recenti fanno addirittura pensare che possa prevalere e quindi catturare i relativi grandi elettori.

La situazione sarebbe la seguente: Clinton e Trump alla pari al ventisei per cento, McMullin al ventidue e Gary Johnson al quattrordici.

E l’indipendente, mentre il repubblicano e la democratica perdono consensi e il libertariano è fermo, è dato in crescita.

Visto che in New Mexico c’è una lontana possibilità che prevalga Johnson, vincessero entrambi si tornerebbe ad avere esiti elettorali ottocenteschi (1824 e 1860 i due precedenti) con addirittura quattro candidati capaci di ottenere grandi elettori.

Vedremo.