Arizona, Florida, Illinois, Kansas e Ohio domani alle urne per le Primarie

Martedì 19 marzo.
Chiamati al voto nelle rispettive Primarie cinque Stati.
Florida e Ohio molto spesso decisivi o quasi a novembre.

Orbene, come già detto, nella circostanza, a giochi per quanto concerne la futura Nomination ampiamente conclusi sia tra i repubblicani che tra i democratici, in qualche modo declassati, non contando quasi nulla il risultato.
È vero, ci si darà da fare per capire se tra gli Asinelli il dissenso nei confronti di Biden per le posizioni prese quanto a Israele e ad Ucraina si palesi ancora e in quale misura.
Si cercherà di interpretare il voto a favore di Trump, in particolare la partecipazione con un occhio rivolto alla presenza o meno degli orfani di Haley.
Ma insomma…

18 marzo 2024

Alabama: storia elettorale nell’ambito delle elezioni presidenziali

1820: Democratico-Repubblicano (Monroe)
1824: Democratico-Repubblicano (Jackson)
1828: Democratico (Jackson)
1832: Democratico (Jackson)
1836: Democratico (Van Buren)
1840: Democratico (Van Buren)
1844: Democratico (Polk)
1848: Democratico (Cass)
1852: Democratico (Pierce)
1856: Democratico (Buchanan)
1860: Democratico sudista (Breckinridge)
1864: Guerra di Secessione
1868: Repubblicano (Grant)
1872: Repubblicano (Grant)
1876: Democratico (Tilden)
1880: Democratico (Hancock)
1884: Democratico (Cleveland)
1888: Democratico (Cleveland)
1892: Democratico (Cleveland)
1896: Democratico (Bryan)
1900: Democratico (Bryan)
1904: Democratico (Parker)
1908: Democratico (Bryan)
1912: Democratico (Wilson)
1916: Democratico (Wilson)
1920: Democratico (Cox)
1924: Democratico (Davis)
1928: Democratico (Smith)
1932: Democratico (F. D. Roosevelt)
1936: Democratico (F. D. Roosevelt)
1940: Democratico (F. D. Roosevelt)
1944: Democratico (F. D. Roosevelt)
1948: Dixiecrat (Thurmond)
1952: Democratico (Stevenson)
1956: Democratico (Stevenson)
1960: Unpledged Electors (poi confluiti su Harry Byrd)
1964: Repubblicano (Goldwater)
1968: Indipendente (Wallace)
1972: Repubblicano (Nixon)
1976: Democratico (Carter)
1980: Repubblicano (Reagan)
1984: Repubblicano (Reagan)
1988: Repubblicano (G. H. Bush)
1992: Repubblicano (G. H. Bush)
1996: Repubblicano (Dole)
2000: Repubblicano (G. W. Bush)
2004: Repubblicano (G. W. Bush)
2008: Repubblicano (McCain)
2012: Repubblicano (Romney)
2016: Repubblicano (Trump)
2020: Repubblicano (Trump)

18 marzo 2024

La Clausola dei Tre Quinti e l’elezione di Thomas Jefferson

Si era discusso a lungo in sede costituzionale a proposito del ‘peso’ che dovevano avere elettoralmente parlando gli schiavi neri, i quali, stando ai risultati del primo Censimento del 1790 erano poco più di settecentocinquantamila (sessantamila dei quali uomini liberi).
Non dovevano avere – ovviamente, dato il momento storico – diritto di voto ma gli Stati del Sud, dove erano praticamente tutti concentrati, volevano contassero.
Fu attraverso un compromesso che si decise di considerare ai fini delle votazioni per la Camera dei Rappresentanti nonché degli Elettori (iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni visto che hanno lo specifico compito di eleggere il Presidente) il loro numero per i tre quinti del totale.
In conseguenza, molto più forti le rappresentanze dei Sudisti nel consesso camerale e nel Collegio addetto alla ‘vera’ elezione del Presidente.
Lo storico Garry Wills, facendo i conti relativi alle votazioni del 1800 come se la clausola dei tre quinti non fosse esistita, ha concluso che la vittoria sarebbe spettata all’incumbent John Adams e che Thomas Jefferson non avrebbe conquistato la Executive Mansion.
Jefferson, mica un frillo qualsiasi!

18 marzo 2024

Presidenziali del 1896

Chiamati alle urne per il 3 novembre, gli americani nell’occasione votano in misura pari al settantanove e tre per cento.
Gli Elettori sono quattrocentoquarantasette e la maggioranza assoluta è fissata a duecentoventiquattro.
La contesa risente in modo particolare delle conseguenze della grave crisi economica del 1893.
In corsa, come la volta precedente, non solo il Partito Repubblicano e il Partito Democratico ma anche quello Populista.
Caso eccezionale, quest’ultimo movimento considera quale proprio candidato alla Casa Bianca William Jennings Bryan, lo stesso uomo politico scelto dai democratici.
Così stando le cose, Bryan sarà il primo candidato a White House alla guida di due differenti ticket.
In quello democratico, sarà affiancato da Arthur Sewall e in quello populista da Thomas Watson.

Prima di tornare a trattare del grande oratore e demagogo Bryan (non per niente, a soli trentasei anni – record assoluto visto che il limite minimo è trentacinque – già autorevole al punto di essere nominato) occupiamoci del campo repubblicano.

Già candidato non in prima linea nel 1892, già Governatore dell’Ohio, William McKinley viene scelto come vessillifero per la Presidenza del GOP al primo scrutinio nella Convention in programma per l’occasione a St Louis.
Con lui, a comporre il ticket, il Presidente del Senato del New Jersey Garret Hobart.
Per inciso, il povero McKinley sarà ucciso nel 1901, dopo la sua seconda elezione.
Entrerà pertanto a far parte della maledetta serie vittima della ‘Maledizione dell’anno zero’.
Tra il 1840 e il 1960, infatti, tutti i Presidenti eletti o confermati in un anno con finale zero muoiono in carica: William Harrison, Abraham Lincoln, John Garfield, appunto William McKinley, Warren Harding, Franklin Delano Roosevelt, John Kennedy nell’ordine.
Chi di morte naturale (Harrison, Harding, F.D.R.), chi per mano di un killer (Lincoln, Garfield, McKinley, Kennedy).

Novità notevole; il massimo sostegno al candidato GOP venne e fu procurato dal businessman Mark Alonzo Hanna che raccolse cospicui contributi tra corporation e banche a favore dell’amico.

Da notare infine a proposito di McKinley che sarà l’ultimo veterano della Guerra di Secessione ad essere proposto per la Presidenza dai partiti maggiori.

Tornando a William Jennings Bryan, occorre ricordare, oltre alla giovane età che lo caratterizza in quel 1896, oltre ai due Vice al suo fianco, il fatto che dominò il Partito Repubblicano lungamente e ne fu inutilmente (non vinse mai) vessillifero elettorale altre due volte: ancora nel 1900 e nel 1908.
Non solo, che fu brevemente Segretario di Stato con Woodrow Wilson.
E infine (per il vero, solo perché lo spazio è tiranno), che sarà protagonista come consulente dell’accusa contrapposto al difensore Clarence Darrow – il grande avvocato liberal – del celeberrimo ‘Processo della scimmia’ che vide alla sbarra il professor John Scopes, sostenitore delle Teorie Evoluzionistiche darwiniane il cui insegnamento era vietato in larga parte del Sud (e i fatti occorsero nel Tennessee nel 1925).
Bryan, sconfitto malgrado la grande inesausta eloquenza, morirà al termine della tenzone giuridica.

L’esito della tornata?
A McKinley ventitre Stati e duecentosettantuno Elettori.
A Bryan, ventidue Stati e centosettantadue delegati al Collegio.

18 marzo 2024

Il numero degli Elettori come determinato dall’ingresso di nuovi Stati

1788/89 sessantanove
1792 centotrentadue
1796 centotrentotto
1800 centotrentotto
1804 centosettantasei
1808 centosettantacinque
1812 duecentodiciassette
1816 duecentodiciassette
1820 duecentotrentadue
1824 duecentosessantuno
1828 duecentosessantuno
1832 duecentoottantasei
1836 duecentonovantaquattro
1840 duecentonovantaquattro
1844 duecentosettantacinque
1848 duecentonovanta
1852 duecentonovantasei
1856 duecentonovantasei
1860 trecentotre
1864 duecentotrentatre (diminuzione determinata dalla Guerra di Secessione)
1868 duecentonovantaquattro (qui dalle conseguenze della Guerra di Secessione)
1872 trecentocinquantadue
1876 trecentosessantanove
1880 trecentosessantanove
1884 quattrocentouno
1888 quattrocentouno
1892 quattrocentoquarantaquattro
1896 quattrocentoquarantasette
1900 quattrocentoquarantasette
1904 quattrocentosettantasei
1908 quattrocentoottantatre
1912 cinquecentotrentuno
1916 cinquecentotrentuno
1920 cinquecentotrentuno
1924 cinquecentotrentuno
1928 cinquecentotrentuno
1932 cinquecentotrentuno
1936 cinquecentotrentuno
1940 cinquecentotrentuno
1944 cinquecentotrentuno
1948 cinquecentotrentuno
1952 cinquecentotrentuno
1956 cinquecentotrentuno
1960 cinquecentotrentasette
1964 cinquecentotrentotto
1968 cinquecentotrentotto
1972 cinquecentotrentotto
1976 cinquecentotrentotto
1980 cinquecentotrentotto
1984 cinquecentotrentotto
1988 cinquecentotrentotto
1992 cinquecentotrentotto
1996 cinquecentotrentotto
2000 cinquecentotrentotto
2004 cinquecentotrentotto
2008 cinquecentotrentotto
2012 cinquecentotrentotto
2016 cinquecentotrentotto
2020 cinquecentotrentotto

In ogni caso, il numero corrispondeva alla somma dei Congressisti spettanti ai singoli Stati.
Dal 1964 è pari a cinquecentotrentotto perché ai cinquecentotrentacinque (cento i Senatori, essendo cinquanta i membri dell’Unione dopo l’entrata di Alaska ed Hawaii nel 1959 e due i Laticlavi per ciascuno, più i voluti dalla Legge quattrocentotrentacinque Rappresentanti) si sono aggiunti i tre, a seguito di un Emendamento, spettanti al District of Columbia.
Ciò implica ovviamente che la maggioranza assoluta da raggiungere nel Collegio sia pari a duecentosettanta.

17 marzo 2024

Perché è difficile se non impossibile che un terzo candidato davvero si affermi

Nelle ultime venticinque tornate elettorali in sole quattro occasioni un candidato terzo, non democratico né repubblicano quindi, è riuscito a superare il dieci per cento dei consensi popolari a livello nazionale.
I due migliori esiti?
Robert La Follette nel 1924 e Ross Perot nel 1992, comunque entrambi percentualmente sotto il venti.
In numerose circostanze, distanti in verità le votazioni, altri, poi sostanzialmente spariti o quasi, sembravano avere reali possibilità di ottenere un ottimo risultato.
Il migliore tra questi?
John Anderson nel 1980: dato al venti per cento ha visto mano mano sgretolarsi il proprio fronte per arrivare ad un soltanto onorevole sei e sei.
Tale fenomeno (l’avvicinarsi della consultazione che diminuisce il consenso dei candidati minori) è stato studiato.
Fatto sta che l’elettore teoricamente disposto ad appoggiare appunto il terzo, memore dei precedenti (si pensi per dire al 2000, quando con buona probabilità il voto per il verde Ralph Nader in Florida permise a George W. Bush di vincere colà e conseguentemente nel Paese), finisce per scegliere quello che tra il democratico e il repubblicano considera il meno peggio rientrando pertanto nei ranghi.

Nella situazione attuale, poi, le difficoltà sono da ritenere pressoché insormontabili dato che solo i due partiti maggiori hanno ottenuto l’accesso al voto in tutti i cinquanta Stati e nel District of Columbia potendo pertanto teoricamente aspirare a tutti i cinquecento trentotto delegati che compongono il Collegio Elettorale che effettivamente nomina il Presidente.
I libertariani e i verdi – le due formazioni comunque più strutturate a livello nazionale – sono ben lontani da tale traguardo e i loro candidati partono potendo contare su un numero decisamente inferiore di possibili sostenitori.
Per non parlare dei tre o quattro indipendenti (fra i quali Robert Kennedy jr) messi molto peggio.

17 marzo 2024

Presidenziali del 1892

Si va alle urne l’8 novembre.
I votanti saranno il settantaquattro e sette per cento degli aventi diritto.
I membri del Collegio Elettorale da nominare sono quattrocentoquarantaquattro e la maggioranza assoluta è conseguentemente fissata a duecentoventitre.

L’ex Presidente democratico Grover Cleveland – il primo tra i politici dell’Asinello in grado di interrompere la serie GOP iniziata nel 1860 con Lincoln (e occorrerà attendere il 1912 per vedere ripetuta da Woodrow Wilson l’impresa) – sconfitto rocambolescamente, come narrato, da Benjamin Harrison nel 1888, pare debba restare ai margini visto che si è ritirato a vita privata.
E questo malgrado la moglie Frances, lasciando la dimora presidenziale nel marzo del 1889, avesse detto al maggiordomo “Non tocchi nulla. Ritorneremo tra quattro anni!”
Richiamato all’azione e convinto della necessità di allontanare Harrison dalla Casa Bianca, si ripropone e ottiene una terza Nomination consecutiva.
Sconfigge nella circostanza il Governatore del New York David B. Hill.

A completare il ticket, Adlai Stevenson I – nonno del futuro due volte invano candidato democratico a White House Adlai Stevenson II – membro a quel momento della Camera dei Rappresentanti per l’Illinois.

Occorre soffermarsi su Cleveland.
Era stato sconfitto nel 1888 pur vincendo il voto popolare (prima di lui, erano incorsi nella medesima ambascia Andrew Jackson nel 1824 e Samuel Tilden nel 1876 e dopo succederà nel 2000 ad Al Gore nonché nel 2016 a Hillary Rodham Clinton).
Essendo tornato – anticipo l’esito delle votazioni 1892 – alla Presidenza con un intervallo di quattro anni, è conteggiato due volte, la prima come ventiduesimo e la seconda come ventiquattresimo Presidente.

E i repubblicani?
Harrison non anelava alla nuova Nomination ma non voleva che andasse a James Blaine, ancora apparentemente in corsa.
Tentennante il Presidente uscente, i nomi che si facevano erano quelli dell’eterno candidato John Sherman e dell’emergente Governatore dell’Ohio William McKinley.
Infine, ritiratosi dalla competizione Blaine fra l’altro colpito da lutti familiari a ripetizione, Harrison fu nominato e corse.
A completare il ticket, l’Ambasciatore Whitelaw Reid.

Ma non furono nella circostanza solamente democratici e repubblicani a contare: un terzo incomodo si era infatti nel frattempo fatto avanti attento a sostenere in particolare le istanze degli agrari.
Il Partito Populista – trattiamo di questa compagine – si era costituito nel 1891 e contava al momento su James Weaver, già candidato in precedenza per l’effimero Greenback Party.
Fu, quindi, quella del 1892 una corsa a tre.

L’esito?
Gli Stati furono così distribuiti: ventitre a Cleveland, sedici a Harrison, cinque a Weaver.
Gli Elettori votarono in cotal modo: duecentosettantasette al GOP, centoquarantacinque al candidato dell’Asino, ventidue a Weaver.

17 marzo 2024

Electoral Votes: mutazioni rispetto al 2020

La distribuzione proporzionale, con riferimento al numero degli abitanti, Stato per Stato dei, a far luogo dalle votazioni del 1964, cinquecento trentotto Elettori (iniziale maiuscola per distinguerli da quelli comuni dato che loro specifico compito è nominare il Presidente) dipende dal risultato del Censimento che a tal fine (non solo, invero) ha luogo ogni dieci anni dal 1790.
A seguito pertanto dell’esito del Census datato 2020, quest’anno (sarà così anche nel 2028) la ripartizione dei predetti ha subito – ovviamente solo negli Stati che hanno presentato significativi incrementi o diminuzioni quanto ai residenti – le seguenti variazioni:
California, da 55 a 54
Colorado, da 9 a 10
Florida, da 29 a 30
Illinois, da 20 a 19
Michigan, da 16 a 15
Montana, da 3 a 4
New York, da 29 a 28
North Carolina, da 15 a 16
Ohio, da 18 a 17
Oregon, da 7 a 8
Pennsylvania, da 20 a 19
Texas, da 38 a 40
West Wirginia, da 5 a 4.
(Da rilevare il fatto che in generale – non che si tratti di un terremoto, per carità – gli Stati tendenzialmente repubblicani hanno guadagnato Elettori a danno di quelli orientativamente democratici.
Ancora,
– che è la prima volta nella quale la California perde
– che lo Stato del New York continua a declinare
– che la Florida e in particolare il Texas crescono).

16 marzo 2024

Presidenziali del 1888

Il voto è fissato al 6 di novembre.
Partecipa il settantanove e tre per cento degli aventi diritto.
Gli Elettori sono quattrocentouno e la maggioranza assoluta è duecentouno.
Un gran numero di partiti e candidati ‘minori’ in competizione.
Repubblicani e democratici, comunque, assolutamente egemoni.

Grover Cleveland, uscente, non trova oppositori nel campo dell’Asinello e viene nominato all’unanimità nella Convention di St Louis.
Con lui nel ticket, morto da tempo il precedente Vice Thomas Hendricks, l’ex Senatore Allen G. Thurman.
Va rilevato che era dal 1840 che il Partito Democratico non riproponeva il Presidente uscente (fra l’altro, nell’occasione, Van Buren aveva perso e così accadrà nella circostanza di bel nuovo).

Nel GOP, James Blaine si tirò indietro ritenendo imbattibile Cleveland.
A Chicago, dove ebbe luogo la Convention repubblicana, fu deciso inopinatamente di candidare un oscuro politico dell’Indiana, Benjamin Harrison, che sconfisse tra gli altri John Sherman, già fatto fuori dalla corsa quattro anni prima.
Benjamin era nipote di William Harrison, Presidente eletto nel 1840, ma, soprattutto, garantiva al partito i delegati del suo Stato, uno ‘Swing State’ all’epoca, che poteva essere decisivo.

Al termine di una campagna che Maldwyn Jones definisce “la più corrotta della storia americana” in particolare per la compravendita di voti, Grover Cleveland prevalse di circa novantamila suffragi popolari ma perse in termini di Elettori.
Duecentotrentatre, difatti, quelli raccolti in venti Stati toccati a Harrison.
Centosessantotto, quelli del Presidente uscente collezionati in diciotto Stati.

16 marzo 2024

Gli ‘orfani’ di Nikki Haley faranno vincere Joe Biden?

Marc Thiessen, columnist del The Washington Post, già capo degli speechwriter di George Walker Bush dopo aver collaborato con Donald Rumsfeld, interrogato da Newsweek in proposito, ha dichiarato che a suo modo di vedere, per quanto Joe Biden sia “il più debole tra i Presidenti in cerca di conferma dell’era moderna”, Donald Trump non sarà in grado di batterlo perché, come ha evidenziato pur sconfitta Nikki Haley nelle Primarie (nel Super Tuesday in specie) e come si scopre dalle successive indagini, larga parte degli elettori che l’hanno sostenuta non lo votano e soprattutto non intendono farlo.
L’ex Governatrice il 5 marzo scorso ha vinto soltanto nel Vermont ma, per dare un’idea, ha raggiunto il trentasette per cento dei suffragi nel Massachusetts, il trentatré nel Colorado e il ventinove in Minnesota.
Ove per esemplificare si guardi – ha aggiunto Thiessen – alla Georgia, laddove nel 2020 Biden vinse per dodicimila voti, il tycoon non potrebbe avere chance di rifarsi se davvero i ben settantasettemila seguaci di Haley (la quale, non va dimenticato, non ha affatto dato indicazioni a favore del rivale dicendo anzi tra le righe che dubita sia capace di conquistare i suoi sostenitori), come hanno successivamente dichiarato (similmente agli altri) non intendono se non in minima misura convergere su di lui.
(Un chiarimento: non occorre che si schierino con Biden, no. Basta infatti che in larga schiera si astengano).

15 marzo 2024